VIVERE IN ISOLAMETO PER 13 MESI
CON 12 INQUILINI MAI VISTI PRIMA
L'ESPERIENZA IN ANTARTIDE DEL RICERCATORE MARCO BUTTU
E I CONSIGLI PER INVESTIRE AL MEGLIO IL PERIODO IN QUARANTENA
In questo periodo in cui ci si ritrova in casa, con l'impossibilità di uscire e trascorrendo – forse come mai prima di ora – per tutta la giornata con la propria famiglia, ci si pome tante domande.
Come investire al meglio il tempo disponibile, prima speso per altre attività fuori casa?
Come gestire le incomprensioni tra familiari e i possibili conflitti?
E come affrontare una situazione che potrebbe risultare stressante?
Marco Buttu, ricercatore sardo, ha vissuto per tredici mesi isolato dal mondo a Marte Bianco, nell'altopiano Antartico. Si tratta di un posto che somiglia - per le sue condizioni di vita estreme - a un luogo extraterrestre: nessuna forma di vita, carenza di ossigeno, temperature fino ai – 80°. Ha trascorso i suoi tredici mesi (di cui tre senza luce solare) nella stazione italo-francese Concordia per effettuare una serie di ricerche scientifiche che potranno portare, un giorno, l'uomo su Marte.
Più di un anno senza contatti con il mondo, quindi, convivendo con altri dodici ricercatori, incontrati solamente durante i corsi preparatori. E per nove mesi era impossibile ricevere soccorsi o lasciare la struttura – a causa delle condizioni metereologiche avverse.
Inoltre, durante tutto il tempo di permanenza nella stazione dell'Antartide, si dovevano fare i conti con le risorse alimentari (spesso scadute), con possibili problemi tecnici alla struttura e con la convivenza con persone che potevano avere carattere e punti di vista completamente differenti.
Come racconta nel suo libro "Marte Bianco" (Edizioni Lswr), diario di bordo di quell'esperienza accessibile solo dopo una dura selezione, prima di partire per la missione Buttu era proprio incuriosito dal modo in cui avrebbe gestito i rapporti interpersonali. "Penso che rappresentino l'aspetto più delicato della spedizione – spiega l'autore - In generale, la difficoltà maggiore in situazioni di lunghi confinamenti con un numero ristretto di persone riguarda proprio l'adattarsi al modo di fare altrui".
Cosa fare per affrontare serenamente la convivenza? Cosa ha imparato Buttu da questa esperienza?
"Innanzi tutto, bisogna essere attenti osservatori di noi stessi per capire se qualche nostro modo di fare può dare fastidio agli altri – spiega – Ho trovato utile fare delle riunioni con gli altri membri del team anche prima che si manifestassero dei malumori, per esporre ciò che solitamente ci da fastidio (come trovare la cucina sporca o sentire parlare a voce alta durante la colazione). In questo modo possiamo capire se dobbiamo cambiare alcune cose nel nostro modo di fare. Inoltre, se qualcosa non va bene, bisogna essere aperti al dialogo, confrontandosi con il solo scopo di risolvere eventuali sorgenti di conflitto, senza prendere niente sul personale.
Durante i tredici mesi nella stazione Concordia siamo stati bravi a mettere in atto tutti questi accorgimenti, per cui alla fine siamo diventati un gruppo molto unito, una sorta di famiglia, e questo è stato uno degli aspetti più belli della spedizione".
Durante la spedizione in Antartide, Marco e i suoi colleghi avevano anche molte alcune ore libere a disposizione e nessun luogo dove andare, a parte una lunga distesa di ghiaccio. Come impiegare il tempo libero in un posto dove non c'è nulla?
"Ho cercato di trarre il massimo dalla situazione – spiega – ed è quello che consiglio di fare a tutti. Per me è stato importante praticare attività fisica (si, si può fare anche a casa) e misurare i miei progressi: darsi degli obiettivi, giornalieri e settimanali, è indispensabile. Poi, per distrarsi, ci si può anche concentrare sull'apprendere qualcosa di nuovo (una lingua straniera o ricette di cucina, per esempio) e - nei limiti del possibile – potremmo iniziare a fare tutto ciò che si è rinviato quando si era completamente presi dalla routine lavorativa".
Praticare sport, imparare cose nuove e iniziare a lavorare su progetti troppo spesso rinviati sono state alcune delle chiavi che hanno aiutato Buttu a non vivere periodi di stress, come invece sarebbe potuto capitare.
Marco Buttu è stato a Concordia Station per conto del PNRA (Programma Nazionale di Ricerche in Antartide) finanziato dal MIUR (Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca) e coordinato dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) per le attività scientifiche, e dall'ENEA (Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) per l'attuazione operativa delle Spedizioni antartiche.
L'AUTORE
Marco Buttu: ingegnere elettronico, lavora all'Istituto Nazionale di Astrofisica occupandosi dello sviluppo del software di controllo del Sardinia Radio Telescope, il più moderno radiotelescopio europeo e uno tra i più grandi al mondo. Per conto del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide ha trascorso più di un anno nel posto più freddo, isolato ed estremo del pianeta, l'altopiano antartico, prendendosi cura di alcuni esperimenti in campo astronomico. Praticante di yoga, appassionato di fotografia, paracadutismo e kitesurf, è autore del libro bestseller "Programmare con Python" (Edizioni Lswr).
IL LIBRO
Marte bianco
Nel cuore dell'Antartide. Un anno ai confini della vita
Edizioni Lswr
Cartonato, 208 pagine - ISBN: 9788868957773
24,90 euro




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Stelline