martedì 19 gennaio 2021

Riapriamo la Cultura: anche a Milano qualcosa si sta muovendo

Riapriamo la Cultura: anche a Milano qualcosa si sta muovendo. 

 

Dopo "Bauli in piazza" di ottobre, sembrava quasi che la Cultura si fosse arresa all'evidenza di un futuro silenzioso e immobile, in attesa di un segnale che sarebbe arrivato prima o poi.

L'unica voce, ultimamente, è stata quella delle proteste di Udine in Piazza Libertà. Ma anche a Milano c'è chi non si è mai dato per vinto e sta progettando una serie di eventi per far riconsiderare l'importanza vitale della Cultura nella città. 

Gli organizzatori del Festival della Letteratura di Milano e del Festival Internazionale di Poesia di Milano, ispirandosi alle Madres de Plaza de Mayo a Buenos Aires, propongono, a partire dal 6 febbraio alle 15, di ritrovarsi ogni sabato in Piazza Duomo per quella che hanno voluto chiamare "La liturgia laica delle parole" a cui hanno già aderito molti uomini di cultura e artisti della città.
Il titolo e l'orario - quello delle messe prefestive - fanno riferimento a una delle grandi incongruenze delle restrizioni per la pandemia, la possibilità di assistere a una messa ma non a un evento culturale. 

Milton Fernández, direttore artistico di entrambi i Festival, descrive la serie di eventi come "Una marcia silenziosa, interrotta qua e là da una poesia, un brano, un pensiero… dedicati alla Cultura. Un girotondo in senso antiorario, come facevano le Madres de Plaza de Mayo, cercando di riandare il tempo. Di farlo tornare indietro, sulle tracce della vita".

Il direttore artistico continua affermando: "Non ci illudiamo. Non cambieremo (forse) la realtà che ci circonda. Ma forse sì, appena un po', quel tanto che ci riguarda. Perché restare in silenzio, a mugugnare impotenza e indignazione, davanti a una storia – la nostra – che ci passa davanti, è la peggiore delle malattie che avremmo potuto augurarci."

"La liturgia laica delle parole" si terrà ovviamente nel pieno rispetto delle normative anti-Covid.

Parallelamente alla proposta dell'iniziativa è stata scritta una lettera aperta al Sindaco Sala che, anche se ancora senza risposta da parte del primo cittadino, ha sicuramente già avuto molto seguito sul web. 

Anche a Milano, quindi, qualcosa si sta muovendo perché, come si trova scritto sulla sulla pagina del Festival della Letteratura: "Senza Cultura una città lentamente muore".

 

Di seguito la lettera aperta al Sindaco Sala:

Gentile Signor Sindaco Sala,

vorrei non annoiarla, quindi evito di sciorinare la lista di lagnanze di una categoria giorno dopo giorno sempre più allo sbaraglio. 

Parlo dei lavoratori della cultura, da circa un anno privi dello spazio vitale dove poter esercitare non soltanto i mestieri con cui ci guadagniamo il pane, ma – direi soprattutto – anche dei codici di interpretazione del mondo che fino a qualche tempo fa, hanno dato un senso alle nostre vite. 

Abbiamo bisogno di un interlocutore, Signor Sindaco, qualcuno che si degni di provare a spiegarci alcuni meccanismi che ci restano oscuri. 

Perché, per esempio, in un paese dove non esiste la religione di stato (almeno sulla carta), il teatro e i cinema e i musei e le biblioteche sono pericolose e andare a messa no?

Perché si consente che passi il messaggio della futilità della cultura, quando – spero di trovarla d'accordo – sarà questa l'unico antidoto nell'avanzata virale di un male oscuro che si sta abbattendo su un'intera categoria. 

Decine di migliaia di artisti, di ogni età, di ogni disciplina, oggi fanno la fame. 

Ma, soprattutto, vivono la desolazione di un atteggiamento da parte della politica che li esclude, come elementi assolutamente prescindibili, e non li degna nemmeno di una risposta (oltre a quelle "pelose", adatte a tutte le occasioni, di cui abbiamo già avuto assaggi a non finire). 

Fuori dai "ristori", durati il tempo di una calata di sipario, null'altro si è fatto. Come se non si capisse che la sopravvivenza di generi millenari passa attraverso la sperimentazione.

A noi, completamente negata, visto che da circa un anno ogni spazio è stato chiuso a chiave. Molti di questi non riapriranno più. 

Noi (parlo di qualche decina di associazioni), continuiamo a trovarci, a discutere, a fare progetti, con i mezzi che i tempi mettono a nostra disposizione. 

Certo, qualche volta ridiamo di noi stessi, sentendoci dei naufraghi che inseriscono dei messaggi in una bottiglia e la lanciano in mare, sperando che approdi da qualche parte. 

Ci ascoltiamo, cerchiamo di tenerci su il morale. Di offrire quantomeno una parola a chi non ce la fa più, a chi non trova un senso alla propria disperazione e alle prevaricazioni di una burocrazia arroccata dietro i propri privilegi.  

Abbiamo elaborato una piattaforma per cominciare a rialzare la testa, costi quel che costi, nel rispetto delle regole. 

Delle proposte, in campo culturale, per aiutare a uscire dall'impasse. 

Delle domande, che vorremmo farle come attuale e come prossimo candidato a Sindaco. 

Domande e proposte che faremo a ciascuno dei candidati alle prossime elezioni comunali. 

Ci piacerebbe poter condividerle con lei. 

Personalmente ritengo che quella culturale sarà la vera sfida nel mondo che verrà. 

Se mi permette il pensiero radicale, considero che ogni teatro chiuso (ogni biblioteca, ogni scuola, ogni cinema, ogni scuola di danza…) sia un probabile fascista in più in giro per le strade. 

Grazie per la sua attenzione.

Cordialmente,

Milton Fernández

Ass.  MilanoFestivaLetteratura

Festival Internazionale di Poesia di Milano

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