lunedì 1 febbraio 2021

SUSAN SARANDON: MI MANCA L’ITALIA



SUSAN SARANDON A CHE TEMPO CHE FA: "MI MANCA L'ITALIA, UNA DELLE COSE TERRIBILI DI QUESTO VIRUS È L'IMPOSSIBILITÀ DI VIAGGIARE"; "SONO CONTENTA CHE ALLA CASA BIANCA CI SIA QUALCUNO CHE SARÀ PIÙ APERTO ALL'IDEA DI AIUTARE LE PERSONE CHE LAVORANO IN QUESTO PAESE" "SONO OTTIMISTA MA IN MODO CAUTO"
 

 
"Mi manca tantissimo l'Italia, una delle cose tristi di questo virus è proprio l'impossibilità di viaggiare. È tantissimo tempo che non vengo a Roma e a Milano..insomma, mi manca.". Così Susan Sarandon a Che Tempo che Fa, Rai3
Sul legame con l'Italia – Il nonno veniva da Ragusa e quindi vado in Sicilia quando posso. Sono siciliana da parte del papà, la nonna invece veniva da fuori Firenze. Mi piace il cibo siciliano. Riuscivo a parlare un po' in italiano però non lo parlo da tanto tempo e l'ho dimenticato. Dovrei tornare e rimanere per un po' di tempo, mi tornerebbe subito in mente.
 
Sul lavoro dell'attore –  Questo è un lavoro in cui quando invecchi le cose non sono semplici, soprattutto per le donne. È stato più semplice per me, perché in un certo senso avevo davvero uno scopo, una famiglia fantastica e cose in cui credo davvero, che stanno al di fuori dal mondo cinematografico. Spesso, se sei fortunato, puoi raccontare delle storie anche attraverso il cinema e queste possono cambiare la vita delle persone, possono portare le persone ad identificarsi con altri con cui pensavano di non aver niente in comune. È un lavoro davvero speciale, hai la possibilità di raccontare un sacco di storie.
 
Sulla situazione in US – Ho tanta speranza, anche se c'è ancora tantissimo lavoro da fare per quanto attiene alla giustizia sociale. Ci sono tantissimi persone negli US che lavorano qui ma non hanno una tutela dal punto di vista sanitario, tante persone che lavorano per uno stipendio davvero minimo, tante che non hanno accesso all'istruzione, ad una casa. Sono molto contenta che adesso alla Casa Bianca ci sia qualcuno che, spero, sarà più aperto all'idea di aiutare le persone che lavorano in questo Paese, ma fino a quando non saremo in grado di togliere i grandi fondi alle aziende per poterli mettere a disposizione del Governo non potremo farcela. Il virus ha mostrato la differenza tra i ricchi e le persone che lavorano: oggi ci sono davvero tante persone che si trovano in una situazione di emergenza, che soffrono, e pochi che hanno guadagnato miliardi di dollari grazie alla pandemia. Sono ottimista, ma in modo cauto, spero sia possibile riunire il Paese per poter stare tutti meglio. Non solo qui negli Stati Uniti ma anche rispetto a tutto il resto del mondo che si trova in una situazione di caos e sofferenza. Spero che questa "pausa" a cui ci ha costretto il Covid-19 ci dia l'opportunità di pensare a una nuova struttura, a un modo migliore di vivere in questo mondo. Anche dal punto di vista dell'ecologia, del modo in cui vogliamo uno sviluppo in futuro per cercare di affrontare la crisi climatica.
 
Su Bernie Sanders – Bernie Sanders è il "nostro uomo" e penso che mostri quanto si possa essere creativi. Bernie è arrivato all'insediamento di Biden e ha lanciato questo trend che si è distribuito rapidamente in tutto il mondo. Secondo me è abbastanza interessante, perché la gente è riuscita immediatamente a identificarsi con lui, ha capito che sta lavorando per tutte le persone che lavorano, e queste ultime hanno reagito positivamente. È una persona molto semplice e sta lavorando davvero duramente insieme a Biden per portare avanti le sue promesse, speriamo che Biden lo ascolti.
 
I suoi ruoli nel cinema – Ciò che mi interessa rappresentare sono le persone normali che fanno cose eccezionali. Gli eroi non si sentono eroi quando agiscono. A un certo punto della propria vita si arriva a cercare di essere se stessi, si devono fare delle scelte difficili. Queste scelte continuano ad aprire nuove porte e in questo modo si cresce. Quando in Dead Man Walking interpretavo Suor Helen Prejean, lei non sapeva di essere un'eroina, non sapeva di poter diventare "un campione". Ma a volte se si rifiuta di dire una bugia, automaticamente si aprono delle porte, si apre una sorta di vocazione.  Puoi anche interpretare qualcuno che segue un indirizzo politico, ma tutto deve essere in linea con il poter essere autentici, questa è la parte difficile. Quando si inizia un progetto non si sa mai cosa verrà fuori, non sapevo che Thelma & Louise sarebbe diventato un film iconico quando abbiamo iniziato a girare.
 
Su The Rocky Horror Picture Show – Avevo un amico che si occupava della produzione di The Rocky Horror Picture Show e siamo diventati amici di Tim Curry che stava facendo il casting. C'era un regista che non aveva mai fatto il regista e io avrei dovuto fare un'altra cosa: quando sono andata a salutare Tim,  il regista mi ha detto "ah caspita, sai cantare"? io ho detto "no, no, a cantare sono sempre stata terribile". Hanno insistito e insomma… ero così imbarazzata in quel momento che ho pensato "cerco di provarci e andare oltre la mia paura di cantare" e ci ho provato. A quel punto sono andata in Inghilterra, dove tra l'altro mi è venuta la polmonite perché nel film ero praticamente nuda tutto il tempo: Quando sono tornata il film non è uscito. Un anno più tardi hanno iniziato a distribuirlo nei cinema per il mondo gay, i ragazzi negli Stati Uniti hanno iniziato a vederlo e penso che sia diventato il film che da più anni gira nelle sale cinematografiche. È stato un grandissimo successo, ma è nato proprio per caso, sono andata a salutare Tim Curry e alla fine è andata così.
 
Sul successo di Brad Pitt – Ho capito che Brad Pitt avrebbe avuto successo, quando ho visto il girato completo e ho visto alcune delle cose che ha fatto quando cercava di "infastidire" il marito di Thelma. Era ovvio, al di là del fatto che era bellissimo. È ancora bellissimo.
 
 


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Stelline