Aree dismesse, edifici inutilizzati, luoghi da convertire a nuove attività: gli spazi del possibile.
Il titolo del volume curato da Roberta Franceschinelli, già ricco di suggestioni, acquista nuovo valore oggi adattandosi perfettamente ad una necessità di rinascita e rivitalizzazione con le nuove aperture verso l'agognata post pandemia.
Se già da dieci anni a questa parte le città sono state abitate da un risveglio culturale che ha voluto esprimersi in luoghi nuovi e non istituzionali, il momento di ripresa, pur in condizioni di estrema difficoltà vissuta da tutto il mondo della cultura, trova nel "possibile" di quel bel titolo un significato ancora più sentito e, insieme, un invito, uno sprone.
I nuovi centri culturali – dove convivono biblioteche e botteghe di artigiani, palcoscenici e ristoranti, stanze di coworking e spazi per corsi di ogni genere – sono frutto di una rigenerazione urbana: "Rigenerano e non riqualificano, perché insistono sui contenuti e non sul contenitore, sul software e non sull'hardware, sulla cultura e non sulle mura, sulle attività offerte per dare nuova linfa non solo agli immobili, ma a intere collettività. Conciliano la memoria storica di questi siti con l'innovazione e la trasformazione che la rigenerazione necessariamente richiede: rispettano il passato, ma sono calati nel presente e guardano al futuro. Le vere risorse che hanno a disposizione non sono gli immobili, ma le aspirazioni di chi li abita e se ne prende cura, attivando un processo in cui spazi vuoti di significati vengono trasformati in luoghi densi di relazioni".
"SPAZI DEL POSSIBILE. I nuovi luoghi della cultura e le opportunità della rigenerazione" analizza il fenomeno a partire dall'esperienza di culturability, programma nazionale dedicato al sostegno dei nuovi luoghi della cultura promosso da Fondazione Unipolis.
In quei luoghi infatti – e lo scopriamo bene nel testo – non avvengono solo operazioni di creatività artistica. Lì – e seguiamo la Franceschinelli in una dichiarazione perfetta nella sua sintesi – si sfidano i codici ATECO. "Sono luoghi ibridi in cui la pratica culturale si combina con altri settori: servizi, educazione e formazione, agricoltura, ristorazione, manifattura, coworking, cohousing, ecc. […] Esprimono le evoluzioni in corso nei nostri stili di vita, intrecciando arte, socialità, convivialità, svago, lavoro, politica. Questi luoghi rappresentano presìdi non solo di un nuovo modo di progettare, produrre, distribuire e fruire cultura fuori dagli spazi tradizionali, ma anche di creazione di un welfare generativo […] Spazi innesto da cui si attivano, talvolta anche in maniera inaspettata, processi di sviluppo e di empowerment territoriale più ampi".
Il volume collettaneo risponde ad una richiesta di migliore teorizzazione del fenomeno, che affianchi il percorso di interpretazione già in atto da parte degli attori coinvolti: un'analisi che, fornendo dati e studi aggiornati, possa guidare le pratiche e ispirare le politiche dedicate.
Il lavoro propone gli esiti delle attività di ricerca condotte sui partecipanti alle diverse edizioni del bando, cui si aggiungono i contributi teorici che affrontano i molteplici temi legati al fenomeno: il rapporto con il territorio e la pubblica amministrazione, le reti di collaborazione, i nuovi profili professionali o le questioni giuridiche e legali sono solo alcuni esempi tratti da un testo estremamente ricco.
Particolarmente interessanti le schede di presentazione di nove casi: MET. Meticceria Extrartistica Trasversale di Bologna, Nuovo Armenia di Milano, FaRo – Fabbrica dei saperi a Rosarno (RC), CasciNet a Milano, LandWorks Plus di Sassari, EX – Il teatro dell'ExFadda di San Vito dei Normanni (BR), Mercato Lorenteggio a Milano, CasermArcheologica a Sansepolcro (AR) e l'Asilo di Napoli.
Il libro sarà presentato a Roma mercoledì 27 ottobre alle ore 17 presso il Ministero della Cultura
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Stelline