IL FILM EVENTO I CENTO ANNI DALLA SCOPERTA DELLA TOMBA DEL FARAONE
TUTANKHAMON.
L'ULTIMA MOSTRA
Una produzione Laboratoriorosso Srl
Un film distribuito da Nexo Digital
Soggetto e regia - Ernesto Pagano
Produttore esecutivo - Sandro Vannini/Laboratoriorosso Srl
Direttore della Fotografia - Sandro Vannini/Laboratoriorosso Srl
Montatore - Gianluca Cristofari
Animazioni ed Effetti Speciali - Francesco Cardoni/Laboratoriorosso Srl
Musiche - Marco Mirk
Con la voce narrante di Manuel Agnelli
Con la partecipazione di
Zahi Hawass
John Norman
Andres Numhauser
Liam McNamara
Elizabeth Fleming
Tarek Osman
Gaia Servadio
Abdallah Ismail
Tarek El Awady
Jackie Hoff
Lea Hutton
Stefan Behnke
- Il trailer è disponibile qui: https://www.youtube.com/watch?v=IfQYyXxUrRo
Fra il profondo silenzio, la pesante lastra si sollevò. La luce brillò nel sarcofago.
Ci sfuggì dalle labbra un grido di meraviglia, tanto splendida era la vista
che si presentò ai nostri occhi: l'effige d'oro del giovane re fanciullo.
Howard Carter
SINOSSI
Egitto. Valle dei Re.
È il 26 novembre 1922 quando l'archeologo ed egittologo britannico Howard Carter, fatto un piccolo foro nell'intonaco di copertura di una parete sotterranea, getta per la prima volta lo sguardo nella camera sepolcrale della tomba del faraone Tutankhamon. La stanza è stracolma di oggetti e praticamente intatta e si appresta ad entrare nella leggenda.
"Vedete qualcosa?" – gli chiede Lord Carnarvon, archeologo dilettante e finanziatore della spedizione.
"Sì, vedo cose meravigliose" – risponde Carter.
In occasione del centenario di quella rivoluzionaria scoperta, TUTANKHAMON. L'ULTIMA MOSTRA offre per la prima volta agli spettatori cinematografici la straordinaria opportunità di incontrare il faraone, rivivendo sul grande schermo quei momenti unici e seguendo in esclusiva lo spostamento di 150 oggetti del tesoro di Tutankhamon per la più grande mostra internazionale mai dedicata al Golden Boy.
Tutankhamon è un nome ormai entrato nell'immaginario collettivo mondiale: per tutti racchiude quanto di più imponente e misterioso possano evocare l'Antico Egitto, le sue piramidi, la leggenda della maledizione del faraone. Pochi, però, associano la sua celebrità a una convergenza di fatti unici e soprattutto all'ostinazione di quell'archeologo inglese che ne scoprì la tomba proprio negli anni in cui mezzi di comunicazione di massa cominciavano a rivoluzionare completamente le nostre vite.
Il docu-film ripercorre quella incredibile storia e offre un accesso esclusivo ad alcuni dei luoghi che ancor oggi ne rappresentano il cuore pulsante. Scopriremo così il Museo Egizio del Cairo osservando a pochi centimetri di distanza gli oggetti del suo tesoro, affiancheremo gli esperti durante i restauri e gli spostamenti delle opere, viaggeremo con loro in tournée, tra Los Angeles, Parigi, Londra.
Grazie a uno dei più ricchi archivi fotografici privati del mondo dedicati al tesoro e grazie a materiali fotografici e cinematografici originali raccolti tra il Metropolitan Museum di New York e il Griffith Institute di Oxford, gli spettatori potranno rivivere i momenti più emozionanti della scoperta di Carter, l'eco della celebre maledizione di Tutankhamon, i frammenti della storia del giovane faraone: un ragazzino elevato al rango di semidio, morto prematuramente a diciannove anni e accompagnato in una tomba di fortuna per intraprendere il viaggio attraverso l'eternità insieme al suo ricchissimo corredo funerario.
Tutankhamon, dopo un regno effimero, morì nel 1323 a. C. e venne ben presto dimenticato. Ma per un intreccio di casualità, 3342 anni dopo la sua sepoltura, il suo nome è diventato, tra quello dei faraoni dell'antico Egitto, l'unico capace di travalicare ogni confine, guadagnando una forma di eternità del tutto inattesa: quella della celebrità.
NOTE DI REGIA
Questo film nasce da un confronto maturato lungo anni di collaborazione con Sandro Vannini il quale ha condiviso con me l'esigenza di fissare in un racconto "esteso" il suo lavoro fotografico ormai ventennale attorno alle antichità egiziane e, in particolare, alla figura di Tutankhamon. Ma come dire qualcosa di nuovo sul faraone più raccontato nella storia dei media? L'occasione è arrivata nel 2017, quando la società IMG ha commissionato a Vannini la realizzazione del catalogo fotografico per una mostra sul tesoro del "Golden boy". Si tratta della più grande mai realizzata: 150 oggetti e un viaggio di sette anni attorno al mondo per celebrare il centenario della scoperta. Questo ha significato poter fotografare ancora una volta quegli oggetti, "metterli in posa" a proprio piacimento, come forse non era mai accaduto, ma anche trovarsi nella posizione unica di raccontare dall'interno come viene spostato un tesoro così fragile e prezioso.
TUTANKHAMON. L'ULTIMA MOSTRA ruota attorno a tre assi narrativi che si intrecciano in un dialogo continuo di rimandi tra il passato remoto in cui visse il faraone, quello più recente della scoperta di Carter del 1922 e il presente delle mostre e degli studi dedicati all'Antico Egitto.
Abbiamo voluto aprire il film mostrando in presa diretta le operazioni di preparazione al viaggio degli oggetti del tesoro di Tutankhamon per la sua ultima tournée internazionale, organizzata per la mostra "KING TUT. Treasures of the Golden Pharaoh". Abbiamo così esplorato le sale del chiassoso Museo di Tahrir del Cairo e i dipartimenti asettici dell'area restauro del nuovo Grand Egyptian Museum, ancora parzialmente in costruzione e chiuso al pubblico. Abbiamo raccontato i passaggi più impegnativi e poco noti del backstage della mostra, come lo spostamento dell'imponente Statua del Guardiano del Re in legno dipinto e dorato (mai più mossa da quando Carter l'aveva inviata da Luxor al Cairo alla fine degli anni 20') e quello di una statua colossale, un macigno di quasi tre tonnellate movimentato grazie al sapiente intervento di esperti operai del Museo Egizio. Abbiamo poi seguito l'allestimento nelle location di Los Angeles, Parigi e Londra, rivedendo quegli stessi oggetti in una veste nuova: al centro di sale espositive pensate per esaltarne ogni dettaglio, celebrando una potenza evocativa e artistica capace di attraversare intatta i millenni.
Come in una macchina del tempo, abbiamo poi fatto un salto indietro a 100 anni fa, raccontando – grazie a preziosi materiali d'archivio, interviste agli esperti e letture drammatizzate dei diari di Carter – la storia dell'epocale scoperta della tomba di Tutankhamon nel 1922. Abbiamo così potuto indagare il fenomeno culturale "Tutankhamon", che rese Carter e il suo finanziatore, Lord Carnarvon, due star mediatiche tanto da far nascere nell'Europa degli anni '20 un'ondata inarrestabile di Tutmania. Nel 1924, mentre Billy Jones & Ernest Hare suonavano il primo pezzo ballabile di successo intitolato "Old King Tut", alla British Empire Exhibition di Wembley venne aperta al pubblico una ricostruzione della tomba di Tutankhamon capace di attirare folle oceaniche di visitatori. Con la morte di Lord Carnarvon, nel 1923, si era intanto diffusa la leggenda della maledizione di Tutankhamon, che si è trascinata fino ai giorni nostri e che forse fu tra le ragioni del successo della mostra itinerante degli anni '70, con code chilometriche che si snodavano attorno al British Museum di Londra e al Metropolitan di New York. Grazie a Tutankhamon nasceva così una delle prime mostre blockbuster della storia dell'arte.
Il racconto storico ci permetterà di arrivare anche all'epoca contemporanea quando, a partire dal 2005, il celebre archeologo Zahi Hawass, Ministro delle Antichità Egizie fino al 2011, trasformò il Golden Boy in un ambasciatore d'Egitto nel mondo, proprio in un momento in cui il paese era desideroso di riscattarsi da decenni di attentati che ne avevano minato la grande industria turistica e culturale. Fu in quegli anni che per la prima volta venne fatta una TAC alla mummia del faraone per indagarne le cause della morte: proprio alle scansioni di quelle TAC abbiamo avuto accesso esclusivo in occasione del docu-film.
Il racconto giungerà poi agli anni della rivoluzione del 2011 e anche al gruppo di saccheggiatori che penetrò nel Museo Egizio di piazza Tahrir in cerca di oro, rubando e distruggendo alcuni oggetti del tesoro di Tutankhamon. Sarà sempre Zahi Hawass a raccontare questi passaggi, sostenuto da materiali d'archivio e materiali inediti di quei giorni. Mentre saranno le fotografie ad altissima risoluzione di Sandro Vannini, fotografo tra i più prolifici del tesoro di Tutankhamon, a raccontare come gli oggetti danneggiati abbiano recuperato le loro fattezze originarie grazie al sapiente lavoro dei restauratori: il lavoro di Vannini è basato principalmente su tecnologie digitali sofisticate e d'avanguardia che, applicate alla ricostruzione virtuale, alla fotografia e alle riprese video, rappresentano la nuova frontiera della narrazione e della descrizione dei Patrimoni Artistici e Culturali.
Attraverso le fotografie di Vannini si snoda anche il terzo asse narrativo del film: quello che ricostruirà stralci della vita e del rituale funebre del faraone della XVIII dinastia. Quasi attraverso gli occhi di Howard Carter ci troveremo di fronte a un tesoro di 5398 oggetti ammucchiati dentro una tomba angusta e saremo chiamati a interpretarne il senso. Una voce narrante ci aiuterà a immergerci in quelle atmosfere e diventare testimoni della scoperta di quella straordinaria sepoltura. A questa voce se ne alterneranno altre, capaci di rievocare le antiche formule inscritte sugli oggetti e alcuni stralci del diario di Carter.
Dentro la Tomba di Tutankhamon: il mondo terreno, il mondo ultraterreno
Per gli antichi Egizi la morte non rappresentava la fine di tutto, ma costituiva il momento di passaggio verso un'altra forma di vita. Perché il corpo del defunto potesse continuare a vivere nell'aldilà, era necessario che fosse preservato integro attraverso la mummificazione. La mummia di Tutankhamon era conservata nel suo celebre sarcofago, custodito in santuari di legno dorato, arricchiti dalle incisioni della mappa del viaggio che lo attendeva e della mappa dei ricordi della sua vita terrena. Sulle porte del secondo santuario in legno laminato d'oro furono impresse le scene che raccontavano questo ciclico peregrinare: Iside, dea della maternità e della magia, presenta Tutankhamon ad Osiride, dio dell'Oltretomba. In maniera speculare, Maat, dea dell'Ordine, conduce Tutankhamon dal dio solare, il raggiante Ra Orakhti. Tra la luce e il buio, in moto ciclico e perpetuo, ricalcando il moto della terra che produce il giorno e la notte, c'è lui, il re, testimone e artefice del miracolo della luce del sole, che a ogni alba risorge sulla sabbia del deserto, sui campi, sul fiume Nilo. Ancor oggi le pitture murarie della tomba del faraone ci raccontano il corteo funebre che accompagnò Tutankhamon al suo sepolcro, mentre gli ornamenti posti sul corpo ci parlano della sua metamorfosi da creatura organica a creatura divina e dorata, perché è d'oro, il metallo eterno, la carne degli dei. Sulle dita di mani e piedi sono posti ditali d'oro, sul suo corpo ricadono centinaia di gioielli e amuleti protettivi. Il suo volto, coperto da una maschera d'oro di dieci chili, diventa il volto di Osiride, dio dell'Oltretomba. E così ogni volto, forgiato sui sarcofagi che lo racchiudono è sempre quello del dio dei morti, raffigurato con la tipica barba raccolta in una treccia.
Ma com'era l'Egitto, quello terreno, da cui proveniva il re? Ce lo raccontano i contenitori per il cibo, accatastati in grandi quantità sotto uno dei suoi letti. "Aprendo" uno di questi contenitori entriamo in un racconto per immagini che ci porta, con le pitture murarie, ad assaggiare il pane di cui si nutriva il popolo, la birra che lo confortava dopo la fatica nei campi, il vino che scorreva a fiumi nei banchetti di nobili e semidei, quale era il faraone. Quel bambino, figlio di un re eretico, Akhenaton, si sarebbe fatto carico del fardello della corona a soli nove anni. Ma cosa sappiamo davvero di quel ragazzino? Quasi nulla. Tuttavia, dei frammenti della sua storia vanno ricercati sul suo corpo. Era zoppo al piede sinistro. Lo dice il suo scheletro scandagliato dalla TAC e lo dice anche la sua collezione di bastoni, ammucchiati a centinaia nella sua tomba. Era probabilmente anche molto devoto ad Ankhesenamon, la sua sposa, raffigurata con tratti delicati mentre lo accompagna in diversi momenti della vita quotidiana.
Poche altre sono le informazioni che lo riguardano. Gli storici sono concordi nel dire che, tutto sommato, fu un re effimero, la cui tomba aveva avuto la fortuna di essere dimenticata in mezzo a tombe di faraoni ben più noti. Questo la risparmiò dal saccheggio e assicurò, forse a lui solo, l'eternità.
Secondo gli egizi, l'eternità di un uomo finirà soltanto quando non ci sarà più nessuno al mondo a pronunciare il suo nome. Ma la giostra dei media e delle mostre internazionali, così come dei documentari e dei libri fotografici, continua a vorticare, luccicante e piena di fascino, attorno al nome e al volto del faraone bambino. Quella maschera d'oro, quel nome, rimangono e rimarranno ben incisi e vivi nella memoria dell'umanità.
E continueranno ad essere pronunciati ad alta voce.
Le fotografie rivoluzionarie di Sandro Vannini dei tesori dell'Antico Egitto
(dall'introduzione di Wolfang Wettengel a "THE JOURNEY THROUGH THE UNDERWORLD KING TUT", Taschen)
Dagli anni '60, i tesori di Tutankhamon hanno emozionato milioni di persone grazie alle mostre itineranti. Ma le poche decine di mostre hanno in realtà offerto solo una vaga idea dell'abbondanza e del significato dei tesori della tomba e non sono mai riuscite ad esibirli in tutto il loro splendore. Finché la mostra itinerante "Tutankhamon, la sua tomba e i suoi tesori" (dal 2008) non ha esposto il contesto complessivo, precedentemente perduto, del tesoro restaurato. La mostra presentava più di mille repliche realizzate da artigiani egiziani, l'assortimento completo del tesoro e del corredo funerario come lo aveva ritrovato Howard Carter. L'unione (riprodotta) di tutti gli oggetti rivela, ancor più, quale fosse lo scopo del culto della morte. La ricostruzione del tesoro della tomba fu resa possibile grazie alle fotografie storiche di Harry Burton che indicavano il luogo del ritrovamento originale e l'esatta posizione di ciascun oggetto e anche dalle foto contemporanee prodotte da Sandro Vannini e dal suo studio Laboratoriorosso che ha fornito 160 foto solo per questa mostra oltre ad altre serie di foto, filmati e alcune animazioni in 3D che riproducono con la massima precisione le pitture murali della tomba e i dettagli di ogni oggetto proveniente dal Museo Egizio del Cairo. Quando Sandro Vannini cominciò il suo lavoro fotografico in Egitto alla fine degli anni '90, nel campo della tecnologia fotografica si verificava una rivoluzione che si è accelerata in maniera vertiginosa dopo il millennio e che è tuttora in atto. L'introduzione della tecnica digitale nella fotografia ha permesso a Vannini di produrre foto spettacolari e rivoluzionarie quanto la nuova tecnologia. Con precisione senza precedenti egli ha fotografato tombe, pitture murali e oggetti museali in modo completamente nuovo, rendendo visibile perfino il minimo dettaglio e suscitando quindi ulteriore ammirazione. In collaborazione con Zahi Hawass, per lunghi anni segretario generale del Supreme Council of Antiquities (SCA), massima autorità egiziana per l'amministrazione delle antichità, Sandro Vannini ha pubblicato volumi riccamente illustrati sui monumenti e i tesori dell'Egitto, in particolare due libri, King Tutankhamun: The Treasures of the Tomb (2007), che include le prime foto digitali del tesoro della famosa tomba con una insuperabile alta risoluzione e l'edizione limitata A Secret Voyage (2009), di dimensioni monumentali. Gli eccezionali ingrandimenti di Vannini mostrano dettagli finora nascosti, che destano molto interesse non solo per la loro bellezza estetica ma anche per il grandissimo significato nel campo della ricerca e dello studio. Così, le tracce delle iscrizioni sovrascritte, precedentemente sconosciute, sono diventate visibili grazie alle sue foto. Tali tracce di sovrascrittura hanno condotto gli egittologi alla conclusione che alcuni degli oggetti provenienti dal tesoro della tomba di Tutankhamon non fossero destinati a questo faraone. Essi appartenevano ad Akhenaton e Neferneferuaten, componente forse femminile della famiglia reale, ora sicuramente identificata. Gli originali si trovano nel Museo Egizio del Cairo e sono parzialmente accessibili al pubblico. Solo a pochi specialisti è permesso di vederli in situ. Ma grazie a alle foto di Sandro Vannini quegli oggetti, con tutti i dettagli e le caratteristiche specifiche, sono ora accessibili non solo ad un circolo di studiosi ma anche ad un pubblico ampio ed interessato, devoto all'arte dell'Antico Egitto. Con il suo lavoro, Sandro Vannini prosegue la grande tradizione della fotografia in Egitto cominciata nel diciannovesimo secolo e stabilisce dei nuovi criteri per la fotografia dei dipinti murali, delle tombe, dei templi e degli oggetti archeologici nei musei. Vannini usa una tecnologia digitale all'avanguardia. Collegandosi al computer è in grado di controllare gli scatti ottenendo non solo una risoluzione di molte centinaia di megabite ma riesce anche a conseguire ingrandimenti e dettagli nella macrofotografia che sarebbero impossibili da ottenere con una pellicola normale. Sandro Vannini usa la tecnica del multi-scatto per cui la macchina fotografica compie da sei a sedici scatti per ogni singola foto, un procedimento che dura circa cinque minuti a scatto. Durante questi cinque minuti l'ambiente circostante non deve subire nessun tipo di vibrazione altrimenti la foto verrebbe mossa e sfocata. Se consideriamo le pitture murali nelle tombe, spesso lunghe molti metri, possiamo facilmente immaginare che, con ciascuno scatto della durata di vari minuti, una riproduzione fotografica completa potrebbe impiegare settimane e perfino mesi. Non dobbiamo nemmeno sottovalutare altri ostacoli quali le condizioni climatiche: la tecnologia digitale resta affidabile soltanto fino a circa 40 gradi centigradi, temperatura che facilmente si supera nella Valle dei Re, soprattutto d'estate e all'interno delle tombe. Per raffreddare l'attrezzatura tecnica come i computer, Vannini, non potendo installare nelle tombe dei ventilatori che avrebbero prodotto vibrazioni e polvere, ha pensato di portare dei blocchi di ghiaccio rivestiti di fogli di alluminio dentro le tombe tebane. Vannini è riuscito ad inventare l'uso di altri trucchi tecnici per fare fotografie in condizioni difficili. Per esempio, per svolgere il lavoro nei corridoi e nei tunnel, spesso angusti, dei complessi funerari, Vannini ha costruito dei congegni speciali con cui faceva scorrere la macchina fotografica lungo la parete in modo che le scene dei vasti muri, composte da centinaia di singole immagini, potessero essere riassemblate con l'uso della tecnologia digitale. Infine, Vannini ha sviluppato tecniche di illuminazione di sua concezione per rendere i colori nel loro tono originale. Egli ha usato proiettori e riflettori teatrali appositamente costruiti che producono luce bianca a 5,200 Kelvin, in questo modo non solo illuminava i complessi funerari a giorno dopo millenni ma, per la prima volta, era in grado di riprodurne fotograficamente i colori originali. Poiché Vannini ha potuto riprendere le immagini appena dopo il restauro egli è riuscito a fotografare le pitture che erano appena state ripulite da tracce di polvere e fuliggine depositate da torce e lampade ad olio per migliaia di anni. Per la prima volta, i colori splendevano di un'intensità la cui luminosità non era stata osservata neanche dai loro stessi artefici, a causa degli spazi ristretti e oscuri in cui lavoravano. Vannini ha catturato questo momento nelle sue foto. Nel frattempo, una gran quantità di pitture murali si è deteriorata e riempita di polvere, ma le foto di Vannini hanno catturato per sempre questo momento effimero d'intensità del colore. Questo è ciò che rende l'osservazione delle foto di Vannini un'esperienza unica. Il lavoro di Sandro Vannini unisce conoscenza tecnica e intuizione artistica dedicandosi completamente agli oggetti fotografici per rivelarne la bellezza nascosta e riportarla alla luce. Concettualmente il suo lavoro può essere interpretato come un 'museo immaginario', nel senso di André Malraux, per cui Vannini estrae l'oggetto dalla sua funzione quotidiana riproducendone l'essenza, la sua particolare caratteristica. Egli estrapola i manufatti dalla loro funzione oggettiva, per esempio un utensile per cosmesi, mostrando spesso soltanto uno specifico dettaglio, come la testa dorata di una dea sul manico di uno specchio o il pesce color corallo sulla base di un recipiente per il kajal, con la garanzia che il dettaglio stesso non distragga l'occhio. Gli ingrandimenti di Vannini attraverso la macrofotografia aprono allo spettatore una visione completamente nuova e profonda dell'oggetto o della pittura. Da una parte egli rende manifesta la quintessenza, la speciale struttura degli oggetti e quindi la maestria straordinaria degli artigiani, dall'altra egli rivela l'estetica sofisticata, e spesso nascosta alla vista, dei minimi dettagli. Inoltre, i lavori di Vannini offrono anche un contributo che va oltre l'estetica e l'arte e in alcuni casi provvedono anche a fornire l'unica testimonianza di un manufatto andato distrutto. Grazie allo sviluppo del paese, la fotografia dei tesori d'arte e dei monumenti in Egitto affronta nuove e differenti sfide e prove. Il centesimo anniversario della scoperta della tomba di Tutankhamon nel 2022 non può essere celebrato con tutti i manufatti che furono ritrovati a quel tempo, poiché alcuni di essi sono andati danneggiati o addirittura distrutti durante la Rivoluzione. L'irruzione del 28 gennaio 2011 nel Museo Egizio del Cairo causò la distruzione di più di una dozzina di vetrine e danni ad almeno settanta oggetti. Nemmeno il tesoro di Tutankhamon fu risparmiato. Numerose statue dorate delle divinità hanno subito gravi danni ed una scultura del dio Menkheret che porta il re con la corona dell'aldilà, venne effettivamente ed irreparabilmente distrutto. Della figura è rimasto soltanto il busto. Ma questa statua può essere ammirata in dettaglio e in tutto il suo splendore soltanto nelle fotografie di Sandro Vannini. Il campo di Vannini copre tutti gli aspetti che la cultura egizia dei faraoni ha da offrire. Ma è Tutankhamon il cuore del lavoro, il suo tesoro unico da un punto di vista archeologico e le meravigliose pitture delle tombe della Tebe occidentale. Con la precisa documentazione fotografica di queste opere d'arte e degli edifici Vannini ha dato da vent'anni un contributo importante che avrà un grande significato in futuro. In questo volume il fotografo si concentra sul tema del viaggio nell'oltretomba dei re dell'antico Egitto, che fu lo stesso nei rituali per tutti i faraoni ma che è stato ripreso in maniera accattivante nella tomba di Tutankhamon, l'unica tra le tombe reali ad aver ben conservati i suoi tesori e a non essere stata depredata. Le fotografie di Vannini scattate in questa tomba, in altre tombe reali e nei templi forniscono bellissime illustrazioni per ciascun capitolo in cui egittologi famosi descrivono una panoramica della concezione che gli antichi Egizi avevano dell'aldilà e delle sue ambientazioni, quali il paradiso, l'oltretomba e il viaggio da percorrere nell'altro mondo. Le immagini evocative di Vannini trasmettono l'intensa emozione di questi concetti mitologici e ci trasportano in un mondo che, per molti versi, ci sembra familiare e al tempo stesso completamente estraneo e affascinante. Essendo focalizzate sull'essenza degli oggetti le foto di Vannini sono anche una dichiarazione d'amore per la bellezza dell'antica arte egizia. Questo aspetto è particolarmente evidente nelle riprese dei piccoli oggetti del tesoro della tomba di Tutankhamon, realizzate in modo superbo. Le sue fotografie portano alla luce cose che sono nascoste, magnifiche perfino nei più piccoli dettagli, costituendo così una nuova dimensione del vedere. Sandro Vannini è il fotografo che ha padroneggiato l'arte di fotografare l'arte.
LA COLONNA SONORA
La colonna sonora del film è firmata da Marco Mirk e sarà disponibile da maggio su etichetta Nexo Digital.
Spiega Marco Mirk: "In fase di scrittura, la bellezza unica e ammaliante dei tesori della tomba di Tutankhamon mi ha portato a creare musiche orchestrali e sognanti, colorate da chitarre elettriche dilatate e pianoforti arpeggiati, mentre le scene del film legate agli aspetti ultraterreni del culto della vita eterna egizia mi hanno suggerito in modo naturale parti più psichedeliche con synth scuri e dal sapore enigmatico. Nella parte del film dedicata all'allestimento a Londra della più grande mostra su Tut mai realizzata, sono stato decisamente colpito dalla difficoltà logistica e dalla delicatezza dell'operazione di trasporto dei reperti archeologici dal Cairo all'Inghilterra, che mi hanno fatto optare per sonorità più post rock con batterie riverberate e chitarre desertiche".
BIOGRAFIE
Manuel Agnelli
Manuel Agnelli è un cantautore, musicista, produttore discografico, autore, conosciuto soprattutto come fondatore e frontman della più importante rock band italiana degli ultimi decenni: gli Afterhours, da lui fondata nel 1985. L'attuale formazione della band è composta da Manuel Agbelli, leader e voce del gruppo, Roberto Dell'Era (basso), Rodrigo D'Erasmo (violino, tastiere), Xabier Iriondo (chitarra), Fabio Rondanini (batteria) e Stefanio Pilla (chitarre). La prima formazione comprendeva Paolo Cantù alla chitarra, Lorenzo Olgiati al basso, Alessandro Pellizzari alla batteria, poi sostituito da Max Donna. Il nome del gruppo voleva essere un omaggio ai The Velvet Underground di Lou Reed, autori della canzone omonima. L'esordio avviene con il 45 giri My Bit Boy del 1987, seguito, un anno più tardi, dal mini LP All the Good Children Go to Hell, entrambi prodotti e distribuiti dalla Toast Records. Nel 1989 Manuel fonda insieme ad altri 'agitatori culturali' discografica Vox Pop, che in cinque anni produce una novantina di dischi e band come Ritmo Tribale, Africa Unite, Mau Mau, Prozac +, Casino Royale e Sottotono.
Nel 1990 esce l'album d'esordio degli Afterhours, During Christine's Sleep che lascia già intendere il talento
rock della band. Grazie all'influente rivista americana "Alternative Press" - che lo segnala come disco del mese - gli Afterhours vengono invitati a rappresentare l'Italia al New Music Seminar di New York. Dopo il mini LP Cocaine Head del 1992, primo lavoro con Giorgio Prette alla batteria e che vede la presenza di Cesare Malfatti dei La Crus alla chitarra, il gruppo viene invitato a suonare al Berlin Indipendence Days. Nel 1993 pubblicano l'album Pop Kills Your Soul, con testi sempre in inglese e con una formazione rinnovata a quattro elementi, entra infatti nel gruppo il chitarrista Xabier Iriondo, mentre lasciano Cantù e Olgiati. Registrano anche Mio Fratello è Figlio Unico di Rino Gaetano per l'album tributo legato ad Arezzo Wave. E' la prima traccia ufficiale cantata in italiano. L'anno seguente gli Afterhours registrano una spettacolare versione de La Canzone Popolare per il tributo ad Ivano Fossati. Nel 1995 esce un nuovo album, Germi, il primo interamente cantato in lingua italiana. L'album contiene i semi della filosofia Afterhours: melodia e rumore, sperimentazione pop e ironia. Il singolo Dentro Marilyn, contenuto nel disco, è stato reinterpretato dalla straordinaria voce di Mina, ribattezzato per l'occasione con il titolo Tre Volte Dentro Me. Nel 1997 la band pubblica, con l'etichetta discografica Mescal, l'album Hai Paura del Buio? È il secondo album cantato in lingua italiana e grazie ad esso la band verrà consacrato definitivamente come una delle più significative della scena indie rock italiana. L'album diventa presto una pietra miliare per gli amanti del rock alternativo e riscuoterà un grande successo anche il tour successivo. Nel 1998 partecipano per la prima volta al grande concerto del Primo Maggio a Roma. Vi torneranno altre quattro volte. Manuel si dedica anche alla produzione artistica di vari artisti come: Massimo Volume, La Crus, Cristina Donà, Scisma.
Nel 1999 esce l'album Non è per sempre, che sarà presente nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre compilata da Rolling Stone Italia. Il suono è meno ruvido e aggressivo, più ricercato con l'ingresso in pianta stabile dei violini di Dario Ciffo e di Roberta Castoldi al violoncello. Il Non è per sempre tour approda anche a Bologna, dove allo stadio Dall'Ara gli Afterhours condividono lo stesso palco con i R.E.M. Alla fine dell'estate 2000, viene pubblicato da Mondadori il libro di Manuel Agnelli intitolato Il meraviglioso tubetto, in vendita insieme ad una versione speciale dell'ultimo disco con alcune tracce inedite. Nel 2001 esce Siam tre piccoli porcellin, album live della band contenente l'inedito La Sinfonia dei topi. Viene inaugurato il Tora! Tora! Festival, festival itinerante ideato e organizzato da Manuel Agnelli, che riunisce il meglio della scena alternativa italiana. Sul palco, infatti, salgono tra gli altri: Marlene Kuntz, Subsonica, Massimo Volume, Cristina Donà e Modena City Ramblers. Grazie al Tora! Tora! Festival il musicista milanese si aggiudica il premio come "Evento live dell'anno" al Meeting delle etichette indipendenti. Un anno ricco di soddisfazioni in cui riceve anche l'Italian Music Awards in qualità di miglior produttore italiano dopo aver prodotto l'album Solo un grande sasso dei Verdena. Arriva una svolta anche se in negativo: Xabier Iriondo, chitarrista ed elemento importantissimo per la band lascia per dedicarsi ad altri progetti. Nel 2002 viene pubblicato l'album Quello che non c'è, piazzatosi in pochi giorni sul podio, al secondo posto della classifica ufficiale FIMI-Gfk degli album più venduti. Il sound degli Afterhours cambia e si evolve ancora. Inizia, per la band, un lungo tour che li vedrà affiancati in alcuni casi dai Mercury Rev e dai The Twilight Singers di Greg Dulli, già leader degli Afghan Whigs. La band ottiene un altro riconoscimento dall'Italian Music Awards, grazie al brano Quello che non c'è premiato per il miglior testo. Nello stesso anno produce Trasparente, terzo album di Marco Parente. Nel 2004 esce il singolo Gioia e Rivoluzione, brano storico degli Area, riproposto oltre che in versione live anche all'interno del film di Guido Chiesa Lavorare con lentezza (presentato a settembre al Festival del Cinema di Venezia), dove gli Afterhours interpretano la band guidata da Demetrio Stratos. Agnelli canta e suona la chitarra nell'album She Loves You dei Twilight Singers di Greg Dulli. La collaborazione con Dulli durerà nel tempo visto che Agnelli è coautore di due pezzi dell'album Powder Burns dei Twilight Singers. Nel 2005 viene pubblicato l'album Ballate per piccole iene, che vede la partecipazione di Greg Dulli in veste di produttore. L'album - anticipato dal singolo Ballata per la mia piccola iena -debutta direttamente alla seconda posizione nella classifica dei dischi più venduti in Italia. Questo album, e questo tour, vedono l'ingresso nel gruppo di Roberto Dell'Era, che nel gruppo suona il basso al posto di Andrea Viti. Nello stesso periodo entra ufficialmente nella band anche il polistrumentista Enrico Gabrielli. Il tour registra tutte le date sold out totalizzando più di 30.000 presenze. Nel 2006, esce la versione in inglese intitolata Ballads For Little Hyenas, distribuita in Europa, Canada e Stati Uniti. La band parte per un lunghissimo tour che farà tappa anche in US e in Canada accompagnati da Greg Dulli e per la data di Roma anche da Mark Lanegan (ex Screaming Trees). Il Ballate per piccole iene Tour, prosegue per tutto il 2007 sui palchi di Italia ed Europa (esordio al prestigioso Festival Eurosonic di Groningen, poi Germania, Spagna, Olanda, Lussemburgo, Belgio, Regno Unito). Gli Afterhours vengono selezionati per esibirsi al SXSW South By South West Festival, il più importante evento per addetti ai lavori a livello mondiale che si tiene ad Austin. Da qui partono per un secondo tour che tocca le principali città americane, concludendosi con le date alla Knitting Factory di New York ed al Troubador di Los Angeles. Al rientro dal secondo tour americano, la band si esibisce in una serie di date culminate con l'ottima esibizione sul palco del primo maggio a Roma di fronte a 700.000 persone. Nello stesso anno vengono pubblicati da Emi Music (Virgin) due doppi DVD antologici, Non usate precauzioni/Fatevi infettare (1985-1997) e Io non tremo (1997-2006), che narrano la storia degli Afterhours. Entrambi i DVD scalano la vetta delle classifiche di vendita, il secondo rimanendo per 3 settimane al primo posto. Tra il 2007 ed il 2008 gli Afterhours si ritirano in studio per la realizzazione de "I Milanesi Ammazzano il Sabato", pubblicato poi su etichetta Universal Music nel 2008. Alla realizzazione dell'album prendono parte ospiti quali Greg Dulli, Stef Kamil Carlens (dEus, Zita Swoon), Brian Ritchie (Violent Femmes), Cesare Malfatti (La Crus, Amor Fou) e John Parish (P.J. Harvey). Gli Afterhours si imbarcano nuovamente per il Nord America, dove si esibiscono al North by North West Festival di Toronto e suonano alla prestigiosa Mercury Lounge di New York. Nel 2009 sono invitati a partecipare alla 59° edizione del Festival di Sanremo con il brano Il paese è reale, grazie al quale ottengono il Premio della Critica Mia Martini, assegnato dalla Sala Stampa del Teatro Ariston. Ad aprile Enrico Gabrielli comunica l'intenzione di lasciare la band ed entra ufficialmente il violinista Rodrigo D'Erasmo. La band torna ad esibirsi nuovamente negli USA, invitati al SXSW Festival di Austin e proseguendo per una serie di concerti sulla East Coast. La prestigiosa rivista americana Spin Magazine inserisce gli Afterhours nella lista delle "The 100 Greatest Bands You've Never Heard Of", una lista delle migliori band meno note al pubblico mainstream, che meritano di essere ascoltate. Gli Afterhours si esibiscono ad Hit Week Los Angeles 2009 e sono selezionati per il Canadian Music Fest di Toronto e nuovamente per il SXSW di Austin del 2010. A conferma dell'apprezzamento di Mina per la band milanese esce a novembre Adesso è facile, brano contenuto nell'album della cantante, arrangiato dagli Afterhours, scritto e cantato in duetto con Manuel Agnelli. Nello stesso anno è nuovamente premiato come "Miglior produttore dell'anno" dal MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti) per il progetto Il paese è reale. Nel 2010 parte il progetto Il teatro degli Afterhours, che vede la band protagonista sui palchi di alcuni tra i più prestigiosi teatri italiani, con una particolare performance che coniuga musica, reading di testi di Flaiano, Manganelli e Pasolini e teatro, affiancati da ospiti come gli attori Antonio Rezza e Claudia Pandolfi, e musicisti come Emidio Clementi (Massimo Volume), Vasco Brondi (Le Luci della Centrale Elettrica), Xabier Iriondo, Gnu Quartet. In occasione del tour estivo, dopo anni di lontananza dagli Afterhours, Xabier Iriondo torna a suonare con la sua storica band. La band viene inoltre invitata a suonare per due date live a Shanghai dal Commissario Generale del Governo per l'Expo 2010. Nel 2011 suona le tastiere nel tour italiano di Damo Suzuki, ex cantante dei Can: il concerto di Roma, in particolare, viene registrato e pubblicato su cd con il titolo Sette modi per salvare Roma. Nel 2012 esce Padania, prodotto in modo completamente indipendente, che fa aggiudicare alla band la Targa Tenco per il "Miglior album" dell'anno e il PIMI (Premio Italiano per la Musica Indipendente), organizzato dal MEI come "Miglior gruppo". Nel 2014 Universal Music Italia pubblica l'edizione speciale di Hai paura del buio?. Il progetto vede coinvolti diversi artisti di spicco della musica italiana ed internazionale, che hanno collaborato con gli Afterhours, per reinterpretare i brani che compongono l'album e proporre al pubblico una versione nuova e particolare, come tra gli altri Edoardo Bennato, Eugenio Finardi, Robert Wyatt; Joan as Police Woman, Greg Dulli, Mark Lanegan, Nic Cester. A novembre la formazione subisce nuovi cambiamenti significativi: Giorgio Prette e Giorgio Ciccarelli lasciano il gruppo vengono sostituti da Fabio Rondanini e Stefano Pilia. Nel 2016 il gruppo annuncia l'uscita di Folfiri o Folfox (Universal Music), doppio album con 18 brani. Il disco debutta al primo posto tra i dischi più venduti in Italia di FIMI-Gfk. Manuel Agnelli prende parte come giudice alla decima edizione del talent musicale X-Factor, ruolo che ricoprirà anche nelle due edizioni successive (2017 e 2018). Nel 2017 esce l'antologia Foto di Pura Gioia (Antologia 1987-2017), 4 CD che raccontano i 30 anni di percorso degli Afterhours. Il disco è accompagnato da una nuova versione del brano Bianca che vede la partecipazione di Carmen Consoli e il cui video è diretto da Cosimo Alemà. Tra il 2017 ed il 2018 il gruppo propone un tour celebrativo con la partecipazione in alcune date dello storico batterista Giorgio Prette. Nel 2018 Agnelli presta la voce a Caravaggio nel film Caravaggio - l'Anima e il Sangue, prodotto da Sky. Il film vince il Globo d'Oro. Sempre nel 2018, è protagonista e tra gli autori di Ossigeno, programma in onda su Rai Tre che propone un viaggio attraverso la parola scritta e quella cantata con ospiti in studio chiamati a raccontarsi attraverso ricordi e musica come The Editors, Anna Calvi, Brunori Sas, Ghemon, Ivano Fossati, Jade Bird. Durante il programma Manuel suona con Ben Harper, Stewart Copeland, Adrian Belew, Joan as Police Woman, Baustelle, Salmo, Daniele Silvestri, Max Gazzè. Il 10 Aprile 2018 la band celebra in un data unica i 30 anni di carriera con un concerto sold out al Mediolanum Forum di Assago. Nel 2019 esce, su etichetta Island Records (Universal Music), l'album live Noi siamo Afterhours, formato da un doppio CD con la scaletta quasi integrale e da un DVD contenente il docufilm con le immagini del concerto evento al Forum, alternate a filmati d'archivio che ripercorrono la storia della band. L'album debutta nella Top 10 della classifica album FIMI-Gfk. Il docufilm, per la regia di Giorgio Testi, viene presentato alla Festa del Cinema di Roma lo stesso anno. A febbraio Manuel è ospite di Daniele Silvestri nel brano Argentovivo feat. Rancore nella serata del 69° Festival di Sanremo dedicata dei duetti. Per questo brano, di cui è coautore, si aggiudica il Premio Della Critica Mia Martini, il Premio Sala Stampa Lucio Dalla e, successivamente, la Targa Tenco come miglior canzone. A marzo torna a condurre Ossigeno, la cui edizione ha come tema la spaccatura generazionale e la transizione che obbliga l'uomo e l'artista in particolare a confrontarsi con le nuove generazioni e le nuove idee. A novembre Island Records pubblica il vinile in tiratura limitata di An Evening With Manuel Agnelli, un'edizione speciale voluta dal frontman degli Afterhours testimonianza dell'omonimo tour ripartito proprio il 18 novembre da Roma che lo vede protagonista assoluto, insieme al polistrumentista Rodrigo D'Erasmo, sui palchi dei più prestigiosi teatri italiani. A dicembre Manuel è direttore artistico, dove con la sua band Afterhours duetta insieme a Daniele Silvestri, Carmen Consoli, Rancore, Lous and the Yakuza, Fatoumata Diawara e Damon Albarn. Nel gennaio 2020 il duo Agnelli - D'Erasmo conquista il Rockol Awards 2019 come "Miglior Live Italiano per la Critica" per il loro tour An Evening With Manuel Agnelli. A settembre gli Afterhours salgono sul palco dell'Arena di Verona per Heroes, il primo concerto live in streaming a pagamento, nato per la raccolta fondi a favore delle categorie del settore musicale più colpite dagli effetti della pandemia Covid-19. Ad ottobre Manuel Agnelli torna come giudice a X-Factor, dopo un anno di assenza, per la quattordicesima edizione. Il 28 gennaio 2021 fa il suo debutto ufficiale da solita ed esce il 45 giri su vinile in edizione limitata di "La Profondità Degli Abissi" composto dal brano omonimo che dà il titolo al disco e da "Pam Pum Pam". Entrambi gli inediti sono stati realizzati per la colonna sonora del film Diabolik dei Manetti bros.
Ernesto Pagano
Classe 1981, è giornalista e documentarista. Nel corso della sua carriera ha alternato il lavoro del reportage e del documentario televisivo d'inchiesta a quello del documentario di creazione. Nel 2011 inizia una collaborazione col programma Report di Rai Tre nel quale lavora a inchieste internazionali toccando fenomeni come il land grabbing in Africa e il trading mondiale di semi ogm. Negli stessi anni cura la parte giornalistica di "Concordia, Voices from Disaster" (National Geographic, Doclab), "Holy Money" (GA&A, ZDF) mentre nel 2013 firma la scrittura dell'Instant doc "La Scelta del Papa" (GA&A, La7 e Arte). Nel 2015 il suo documentario Napolislam (Ladoc, Sky Arte, I wonder Pictures), sulle conversioni dei napoletani all'Islam raggiunge la Cinquina finalista dei Nastri D'Argento 2016 e ottiene il premio della giuria come miglior film al Biografilm festival 2015. Sempre nel solco della ricerca sociale, nel 2017 firma la regia e la scrittura di "Vita di Marzouk" (Ladoc, Rai Cinema, France Télévision, al Jazeera Documentary), storia di un tentativo d'integrazione di un tunisino in una famiglia borghese italiana. Nel 2019 realizza come autore il documentario "Where are you, dimmi dove sei", (National Geographic e Doclab) sul fenomeno della migrazione clandestina nel Mediterraneo. In Egitto paese in cui vive e lavora a fasi alterne tra il 2005 e il 2017 si avvicina al documentario storico-archeologico firmando la serie da 16 episodi "Les Milles et une Egypt", condotta da Zahi Hawass e prodotta da Laboratoriorosso, On Tv e l'emittente francese Histoire. Nel 2019 scrive e dirige la mostra di fotografia immersiva "Tutankhamon Real Experience" prodotta da Laboratoriorosso e Civita Mostre & Musei (Milano, Palazzo Reale 2020).
Sandro Vannini
È nato a Roma nel 1959 e vive a Viterbo; lavora come fotografo professionista dal 1982. Il suo lavoro negli anni ha spaziato dalla fotografia di montagna all'illustrazione, dal reportage etnografico (con particolare attenzione alle attività umane svolte in difficili condizioni ambientali) all'architettura, archeologia, arte, ritrattistica ed arti visive contemporanee. In aggiunta al lavoro di fotografo freelance, dal 1992 al 1998 ha lavorato ad un progetto editoriale sul Patrimonio Mondiale dell'Umanità, pubblicato dal Bertelsmann Group in Germania, Spagna e Giappone sotto l'egida dell'UNESCO. Vannini sta lavorando, sin dal 1997, ad un progetto multimediale sul Patrimonio Culturale Egiziano e per realizzarlo ha soggiornato a lungo al Cairo. Nel corso degli anni ha creato il più vasto archivio digitale ad alta risoluzione sull'arte dell'Antico Egitto, che gli ha permesso di collaborare con prestigiosi istituti di egittologia in tutto il mondo. La sezione dedicata al tesoro di Tutankhamun è la più aggiornata ed estesa mai realizzata. Insieme all'archeologo di fama mondiale Zahi Hawass, Sandro Vannini ha pubblicato una serie di libri fotografici, distribuiti in tutto il mondo, tra i quali "The Royal Tombs of Thebes", "King Tutankhamun", "Lost Tombs", "A Secret Voyage", "The Legend of Tutankhamun". Inoltre, ha collaborato con altri autori su progetti vari, come "365 giorni sulle Alpi", ed il volume recentemente pubblicato da Taschen "Tutankhamun, the Journey through the Underworld", con testi dei più prestigiosi egittologi contemporanei. Dal 2005 è il direttore artistico di Laboratoriorosso, azienda di comunicazione che si occupa di un'ampia serie di attività, dall'editoria, la logistica e l'organizzazione di mostre, alla realizzazione di documentari e contenuti audiovisivi per mostre e musei. Dal 2008, parallelamente al lavoro fotografico, Sandro Vannini ha quindi iniziato a produrre, a volte anche a dirigere, diversi documentari, e più recentemente serie televisive, andate in onda nel mondo arabo ed in Europa, sul patrimonio artistico e culturale dell'Egitto, antico e moderno. Il lavoro di Sandro Vannini è principalmente basato su tecnologie digitali sofisticate e d'avanguardia che, applicate alla ricostruzione virtuale, alla fotografia e alle riprese video, rappresentano la nuova frontiera della narrazione e della descrizione dei Patrimoni Artistici e Culturali. Il lavoro di Sandro Vannini è stato pubblicato negli anni su diverse riviste come Atlante, Airone, Meridiani Montagne, Archeo, Viaggi nel Mondo, Bell'Italia, Bell'Europa, Abenteuer und Reisen, Alpin Bergwelt, Weekend Viaggi, Oasis, Arte, Tuttoturismo, Meridiani, Il venerdì di Repubblica, D La Repubblica delle Donne, Modus Vivendi, Nuova Ecologia, Dove, I Viaggi di Repubblica, Lo Specchio, Traveller, In Viaggio, GEO (all editions), Quest, Illustretert Viderskamp, Welt der Wunder, Focus. Ha collaborato con diversi editori tra I quali: Editoriale Giorgio Mondadori (Italy), Arnoldo Mondadori Editore/Electa (Italy), Einaudi (Italy), Jaca Book (Italy), Scripta Maneant (Italy), Plaza&Janes (Spain), Thames&Hudson (UK), Folio Society (UK), National Geographic (USA), Melcher Media (US), Dumont (Germany), Miracle (Bahrein), AUC Press (Egypt), Arsenale (Italy), Grüner und Jahr (Germany), France Loisirs (France), Citadelles and Mazenod (France), Kehrer (Germany), Skira (Italy), Musumeci (Italy), Hirmer (Germany), Frederking and Thaler (Germany), Philipp Von Zabern (Germany), Taschen (Germany), Enciclopedia RAO (Romania), Imprimerie Nationale (France), Akal (Spain), Kunsannusosakeyhtiö Tammi (Finland). Sandro Vannini è rappresentato da Laboratoriorosso e Bridgeman (Worldwide).
Marco Mirk
"Sono cresciuto in una famiglia dove la musica è sempre stata importante. Mio padre suonava il basso e aveva un sacco di vinili rock che da piccolo ho consumato. Mia nonna era una eccellente pianista di musica classica e con lei ho studiato pianoforte dai 7 ai 13 anni per poi iniziare con la batteria come autodidatta. In tarda età (31 anni) ho conseguito dopo 6 anni di studi il diploma professionale in batteria pop-rock al S.Louis college of music di Roma ma alle spalle avevo già centinaia di concerti in tutta Europa, Usa e Brasile con un paio di band punk con cui mi sono letteralmente fatto le ossa on the road. Negli ultimi 10 anni ho suonato con molti cantautori Romani indipendenti e con uno in particolare, il mio amico Filippo dr. Panìco, ho macinato circa 200 date in ogni angolo d'Italia inventandoci il format "Tour dei soggiorni" nel quale abbiamo suonato letteralmente a casa delle persone cucinando anche la cena ogni sera prima dello spettacolo, un'esperienza incredibilmente umana e formativa. Da 5 anni circa compongo e produco le colonne sonore delle produzioni multimediali di Laboratoriorosso".
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Stelline