18 GENNAIO, ORE 18: INAUGURAZIONE PER IL PUBBLICO
TRACÉ SUR L'EAU
14 ACQUERELLI DI JOAN MIRÒ
Apertura per il pubblico: Dal 18 gennaio al 5 marzo 2023
mercoledì, giovedì e domenica dalle 18 alle 22
venerdì e sabato dalle 18 alle 23
Ingresso con formula "Up to You"
Dopo il successo delle tre esposizioni dedicate alla Divina Commedia, con le 101 opere firmate Salvador Dalì, a La Galleria delle Arti, storico ritrovo culturale del quartiere di San Lorenzo a Roma, mercoledì 18 gennaio inaugura la mostra di Joan Mirò "Tracé sur l'eau", una serie di 14 acquerelli stampati ad acquaforte su onion skin paper du Marais in un'edizione limitata, pubblicata nel 1963 come libro d'artista.
L'esposizione sarà visitabile fino al 5 marzo 2023, il mercoledì, il giovedì e la domenica dalle 18 alle 22 e il venerdì e il sabato dalle 18 alle 23 con ingresso con formula "up to you".
Le opere in mostra testimoniano quanto Miró attinga da diversi stili e movimenti artistici, in particolare dall'espressionismo astratto americano, con un chiaro riferimento al drip painting di Pollock, il quale a sua volta si ispira al movimento Surrealista. Al primo sguardo, lo spettatore è catturato dalla natura caotica della composizione; la contrapposizione di rosso, blu e verde con i toni muti del grigio e marrone e l'uso di linee e forme fluide creano un senso di movimento ed energia. Nonostante l'apparente caos si viene pervasi da un senso di calma ed equilibrio, come se differenti elementi volteggiassero insieme armoniosamente.
L'esposizione sarà visitabile fino al 5 marzo 2023, il mercoledì, il giovedì e la domenica dalle 18 alle 22 e il venerdì e il sabato dalle 18 alle 23 con ingresso con formula "up to you".
Le opere in mostra testimoniano quanto Miró attinga da diversi stili e movimenti artistici, in particolare dall'espressionismo astratto americano, con un chiaro riferimento al drip painting di Pollock, il quale a sua volta si ispira al movimento Surrealista. Al primo sguardo, lo spettatore è catturato dalla natura caotica della composizione; la contrapposizione di rosso, blu e verde con i toni muti del grigio e marrone e l'uso di linee e forme fluide creano un senso di movimento ed energia. Nonostante l'apparente caos si viene pervasi da un senso di calma ed equilibrio, come se differenti elementi volteggiassero insieme armoniosamente.
Joan Miró i Ferrà è stato un artista spagnolo, considerato uno dei più ferventi esponenti del Surrealismo del XX secolo.
Nato a Barcellona nel 1893, inizia a studiare arte sin da giovane alla Scuola di Belle Arti della sua città natale.
Negli anni '20 si trasferisce a Parigi dove entra in contatto con il circolo di Tristan Tzara e con artisti come Salvador Dalí e Pablo Picasso. L'influenza del movimento dadaista, ma ancor di più della poesia surrealista, porta l'arte di Miró verso l'astrazione, riducendo la realtà all'essenziale. «Assassinare l'arte convenzionale» è la sua missione, che tenterà di compiere per tutta la sua vita, a partire dagli anni '20 fino alla celebrità degli anni '50, quando conquista il premio per la grafica alla Biennale di Venezia (1954) e il Premio Internazionale Guggenheim (1958).
La sua produzione artistica si avvale di una poliedricità di forme e mezzi espressivi, dalla pittura alla ceramica fino all'opera grafica, che gli hanno permesso di esprimere il suo spirito innovativo, attraverso segni, colori e superfici.
Miró dà vita a una delle vicende artistiche più significative e fertili del '900 e dedicò la sua vita alla sperimentazione di nuove tecniche e alla ricerca di un linguaggio universale, immediatamente comprensibile da tutti. Muore a Palma di Maiorca nel 1983.
Nato a Barcellona nel 1893, inizia a studiare arte sin da giovane alla Scuola di Belle Arti della sua città natale.
Negli anni '20 si trasferisce a Parigi dove entra in contatto con il circolo di Tristan Tzara e con artisti come Salvador Dalí e Pablo Picasso. L'influenza del movimento dadaista, ma ancor di più della poesia surrealista, porta l'arte di Miró verso l'astrazione, riducendo la realtà all'essenziale. «Assassinare l'arte convenzionale» è la sua missione, che tenterà di compiere per tutta la sua vita, a partire dagli anni '20 fino alla celebrità degli anni '50, quando conquista il premio per la grafica alla Biennale di Venezia (1954) e il Premio Internazionale Guggenheim (1958).
La sua produzione artistica si avvale di una poliedricità di forme e mezzi espressivi, dalla pittura alla ceramica fino all'opera grafica, che gli hanno permesso di esprimere il suo spirito innovativo, attraverso segni, colori e superfici.
Miró dà vita a una delle vicende artistiche più significative e fertili del '900 e dedicò la sua vita alla sperimentazione di nuove tecniche e alla ricerca di un linguaggio universale, immediatamente comprensibile da tutti. Muore a Palma di Maiorca nel 1983.
JOAN MIRÒ - TRACÉ SUR L'EAU
Dal 18 gennaio al 5 marzo 2023
mercoledì, giovedì e domenica dalle 18 alle 22
venerdì e sabato dalle 18 alle 23
c/o La Galleria delle Arti
Via dei Sabelli, 2 – 00185 Roma
Tel 375.7223987
Ingresso con formula "Up to You"
www.lagalleriadellearti.it/
www.facebook.com/lagalleriadellearti/
Dal 18 gennaio al 5 marzo 2023
mercoledì, giovedì e domenica dalle 18 alle 22
venerdì e sabato dalle 18 alle 23
c/o La Galleria delle Arti
Via dei Sabelli, 2 – 00185 Roma
Tel 375.7223987
Ingresso con formula "Up to You"
www.lagalleriadellearti.it/
www.facebook.com/lagalleriadellearti/
La Galleria delle Arti: storia del locale
La costruzione del quartiere di San Lorenzo risale al periodo tra il 1884 e il 1888, durante il grande sviluppo urbanistico che ebbe la città di Roma a seguito dell'Unità d'Italia, e si sviluppò in un'area oltre le Mura Aureliane, precedentemente agricola. La sua edificazione avvenne per accogliere gli alloggi di ferrovieri, operai ed artigiani giunti a Roma alla fine del secolo XIX per lo sviluppo urbanistico della città a cavallo tra i due secoli. Nasce quindi con una connotazione popolare che si rispecchia nelle particolari tipologie abitative.
Durante tale periodo, nel 1885, viene costruito l'edificio che ospita La Galleria delle Arti. Inizialmente destinati agli scantinati del palazzo ad uso privato, gli spazi occupati dal locale furono utilizzati dagli abitanti del quartiere come ricovero antiaereo durante la II guerra mondiale, anche durante i drammatici bombardamenti del 19 luglio 1943, come si evince dai numerosi palazzi che mantengono il ricordo delle lesioni subite, durante i quali morirono circa 3.000 persone.
Dalla fine degli anni Quaranta, il locale fu trasformato in una fabbrica di sedie, la ditta Croppo, che mantenne la sua attività in quel luogo fino alla fine decennio successivo. Fu quindi una balera e alle fine degli anni Sessanta, con la nascita di una nuova tipologia di fruizione del cinema che vede la nascita di sale interamente dedicate alla attività di cinema d'essai, divenne il Cineclub Sabelli, uno dei più importanti esempi di questa nuova tendenza insieme al Filmstudio 70 e il Monte Sacro a Roma.
Il Circolo Gianni Bosio, fondato a Roma nel 1972, aprì la sua prima sede a via dei Sabelli 2; in quel periodo, a condurre le attività del Circolo c'erano Paolo Pietrangeli, i componenti del Canzoniere del Lazio, un gruppo di teatro e di musica che si era chiamato Collettivo Gianni Bosio, e varie persone sparse gravitanti nel modo della scena artistica e politica degli anni Settanta.
Dal 1986 al 1989 divenne la galleria "Artista casa delle Arti" che nel 1990 fu trasformata nella prima galleria d'arte aperta di notte a Roma ospitando mostre d'arte ma anche spettacoli di poesia contemporanea e musica etnica.
Durante i Novanta aprì in quelle sale il DDT, storico locale della Movida Romana; a seguire il Lost'n'found e il Mads, storico locale della capitale della scena underground e punk che ospitava una ricca programmazione teatrale, le cui attività si sono concluse a metà del decennio scorso.
Ristrutturata nel 2019, la Galleria delle Arti è oggi uno spazio di 320 metri quadri di grande versatilità che ha mantenuto le caratteristiche strutturali del basamento di un edificio di fine XIX secolo: una sequenza di archi costituiti da mattoncini in laterizio, pietra e tufo, intervallati da ambienti di diversa grandezza che, esaltati come elementi architettonici, ne creano il fascino. La struttura degli spazi si configura come una lunga e monacale galleria di archi e volte che viene contrastata dagli arredi in velluto e oro dai rimandi anni Venti/Trenta.
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Stelline