Verde, intelligente e con l'Italia al centro:
la "Space Economy" viaggia verso il futuro
Dall'agricoltura di precisione alla prevenzione delle catastrofi naturali, dalla mobilità intelligente alla transizione energetica: la nuova edizione del libro dell'astrofisica Simonetta Di Pippo ci spiega come lo spazio stia diventando centrale per il futuro del nostro pianeta
Perché lo spazio sta diventando più "verde"? Quale impatto possono esercitare le nuove tecnologie – intelligenza artificiale su tutte – nell'evoluzione dell'economia spaziale? E che ruolo giocheranno l'Italia e l'Europa in quella che si sta configurando come la nuova arena dello sviluppo globale (e non solo)? Ma, soprattutto, perché lo spazio sta diventando così centrale per il futuro dell'economia, della società e dell'ambiente? A queste – e a molte altre – domande cerca di rispondere la nuova edizione (completamente aggiornata) del libro "Space Economy" di Simonetta Di Pippo, astrofisica, già direttrice dell'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari dello spazio extra-atmosferico con sede a Vienna, e attualmente direttrice dello Space Economy Evolution Lab di SDA Bocconi School of Management.
Nel saggio, Di Pippo accompagna il lettore in un viaggio verso il futuro di un settore in fermento, non limitandosi ad aggiornare i numeri della rivoluzione in atto, ma offrendo una panoramica completa sui protagonisti, sulle traiettorie di investimento, sulle strategie di governance e sulle sfide che attendono l'economia dello spazio.
Asteroidi da cui estrarre metalli dal valore inestimabile, mega costellazioni di satelliti per consentire l'accesso a Internet su scala globale, "ombrelloni" orbitanti tra la Terra e il sole in grado di ridurre la temperatura del pianeta, gite "fuori-atmosfera" in giornata e città marziane abitabili. Le potenzialità della space economy sembrano fantascientifiche, ma il suo peso è già molto concreto: secondo le stime di McKinsey & Company per il World Economic Forum, nel 2023 il settore valeva 630 miliardi di dollari a livello globale[1], con enormi margini di crescita e un impatto che si estende ben oltre i confini dell'industria aerospaziale. La space economy è ormai un ecosistema che coinvolge governi, imprese, startup, università, investitori e cittadini, e che genera valore in settori cruciali per la vita sulla Terra: dall'agricoltura di precisione alla gestione delle risorse idriche, dalla prevenzione delle catastrofi naturali alla mobilità intelligente, dalla sicurezza alimentare alla transizione energetica. I dati mostrano che oggi oltre il 50% dei sotto-obiettivi dell'Agenda 2030 dell'Onu possono essere raggiunti efficacemente soltanto grazie allo spazio e alla space economy.
Attenzione, però: anche nello spazio, lo sviluppo dovrà essere circolare e sostenibile, perché ogni chilogrammo lanciato in orbita ha un costo ambientale ed economico enorme. Secondo Di Pippo, potremmo trovarci all'alba di una nuova era: quella dell'«economia spaziale circolare». Non più solo una corsa all'accumulo di satelliti, lanci e dati, ma un modello che punta a chiudere il ciclo delle risorse, a ridurre i detriti orbitali, a promuovere la manutenzione e il riciclo in orbita e a integrare la produzione nello spazio con le esigenze di sostenibilità del pianeta. Di Pippo spiega come la manifattura "made in space", la gestione intelligente dei materiali e le nuove strategie di servizio e smontaggio dei satelliti stiano già cambiando il paradigma, aprendo la strada a un'economia che non solo cresce, ma si rigenera e si adatta alle sfide ambientali e tecnologiche.
In questo scenario l'Italia non resta a guardare. Forte di decenni di know-how industriale, ricerca scientifica e cooperazione internazionale, negli ultimi anni il nostro Paese ha saputo cogliere le opportunità offerte dal Pnrr e dalle strategie europee. Di Pippo racconta i progetti di successo avviati grazie ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza: dalla costellazione Iride, che porterà l'Italia a disporre di una delle più avanzate reti di osservazione della Terra, alle collaborazioni pubblico-private che hanno rafforzato la filiera industriale nazionale, fino alle nuove startup che stanno innovando nei settori dei microsatelliti, della sensoristica e dei servizi downstream. L'autrice mette in luce come la capacità di fare sistema tra istituzioni, ricerca e imprese abbia reso l'Italia un modello di riferimento internazionale, capace di attrarre investimenti e di formare nuove competenze. Più critico, invece, appare lo sguardo verso un'Europa più incline alla frammentazione che a una strategia comune. E che, perseguendo una politica poco incline al rischio, non avrebbe colto i segnali provenienti dagli Usa (dai lanciatori riutilizzabili alla costellazione di satelliti Starlink), concentrandosi su programmi all'insegna del "business as usual".
La sfida non sarà semplice: il resto del mondo corre, Cina in testa. Nel saggio, Di Pippo condivide dati sorprendenti: nel 2025, otto delle prime dieci istituzioni mondiali per pubblicazioni scientifiche sono cinesi; il progetto Three-body computing constellation prevede l'utilizzo di 2.800 satelliti dotati di intelligenza artificiale per creare una rete di supercomputer orbitali; la costellazione Guowang punta a 13.000 satelliti per la connettività globale. La Cina ha già oltre 500 aziende attive nel settore spaziale, 49 (!) delle quali sviluppano lanciatori. Insomma, nonostante spesso l'opinione pubblica tenda a ignorarla – o a guardarla dall'alto in basso – la strategia cinese, che integra Belt and Road Initiative e investimenti massicci in formazione e ricerca, deve rappresentare uno stimolo per l'Europa e per l'intero Occidente.
In quest'ottica, l'unica risposta possibile è quella che parte dal capitale umano. Prima di essere tecnologia e investimenti, la Space Economy è anche cultura, formazione, nuove competenze e cittadinanza globale. Di Pippo sottolinea come il settore richieda sempre più figure interdisciplinari, capaci di integrare conoscenze spaziali, manageriali, digitali e sociali.
"La stima al 2022 del numero di persone che lavorano nello spazio ammonta a circa 400.000, ma è previsto che entro il 2040-2050 si arrivi a 1,5 milioni di posti", scrive l'autrice, che nel saggio si sofferma sulle nuove professioni, sulle sfide della formazione e sull'importanza di costruire un mondo in cui le tecnologie e i dati provenienti dallo spazio siano messi al servizio di tutti, per migliorare la qualità della vita, ridurre le disuguaglianze e promuovere uno sviluppo sostenibile. Perché, come ricorda Di Pippo, "stiamo diventando sempre più una società spaziale, vale a dire una società che porta avanti le proprie funzioni istituzionali e sociali utilizzando nel modo migliore e più esteso possibile le tecnologie spaziali, nonché servizi e applicazioni basati su dati e infrastrutture spaziali".
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L'AUTRICE
Simonetta Di Pippo, laurea in Astrofisica e Fisica dello Spazio alla Sapienza Università di Roma e honoris causa in Environmental Studies, e dottorato honoris causa in International Affairs, è Professor of Practice di Space Economy presso SDA Bocconi School of Management dove dirige lo Space Economy Evolution Lab (SEE Lab); è inoltre visiting professor alla New York University di Abu Dhabi. È stata Direttrice Voli Abitati presso l'Agenzia spaziale europea, Direttrice Osservazione dell'Universo presso l'Agenzia spaziale italiana, Direttrice dell'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari dello spazio extra-atmosferico. Con Egea ha pubblicato anche Luna laboratorio di pace (2024).
DATI TECNICI:
"Space Economy – L'arena competitiva del futuro" di Simonetta Di Pippo
Egea, 2025 – pp. 272 – 24,90 euro
[1] McKinsey & Company, «Space: The $1.8 trillion opportunity for global economic growth», www.mckinsey.com, 8 aprile 2024.



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Stelline