lunedì 13 ottobre 2025

Libri ed economia - Il futuro non aspetta di Stefano Caselli (Egea)

EGEA PRESENTA

 
Il futuro non aspetta:
come cambiare per (far) crescere
 
Un viaggio lucido e appassionato tra le sfide e le opportunità che attendono l'Italia e l'Europa in un mondo che corre veloce. Stefano Caselli invita a superare la logica della difesa e della conservazione per abbracciare una cultura della crescita, della responsabilità e dell'innovazione. Riappropriandoci del nostro destino.

Milano, ottobre 2025 – Siamo così abituati a sentire il peso del debito pubblico[1] sulle nostre spalle da non riuscire a immaginare che sia possibile, per l'Italia, tornare a correre e non limitarsi a camminare[2]. Eppure, nel mondo di oggi, "Il futuro non aspetta": la velocità delle trasformazioni tecnologiche, economiche e sociali impone a Paesi, imprese e cittadini di scegliere se restare fermi, difendendo lo status quo, o investire con coraggio su crescita, capitale umano e innovazione. Nel suo nuovo saggio, edito da Egea, Stefano Caselli – economista e Dean di SDA Bocconi School of Management – offre una lettura critica e propositiva delle grandi questioni che segnano il nostro tempo. Ricordandoci che la crescita non è solo questione di numeri ma anche di cultura, capacità di visione e responsabilità verso il bene comune. E invitandoci a non subire il futuro ma a costruirlo con ambizione, coraggio e fiducia.
 
Beninteso, non si tratta di un'impresa semplice. Viviamo una trasformazione epocale che coinvolge ogni aspetto della nostra vita. La tecnologia accelera, la globalizzazione si trasforma, le crisi si susseguono e la società cambia pelle. Ma, come sottolinea Caselli, spesso non riusciamo a capire in che direzione stiamo andando. Ci troviamo tutti a un crocevia: dobbiamo decidere se restare spettatori o diventare protagonisti di un futuro che rischia di essere costruito senza fondamenta solide.
Caselli individua nella complessità, nella velocità e nella dimensione i tre temi centrali del nostro tempo. La complessità richiede capacità di analisi, visione strategica e flessibilità; la velocità impone decisioni rapide e coraggiose; la dimensione, infine, è la chiave per competere in un mondo dominato da giganti globali e piattaforme sovranazionali. L'Italia, con il suo tessuto produttivo frammentato e la sua tendenza a difendere il piccolo, rischia di restare ai margini se non saprà aggregare, innovare e crescere.
La crescita, però, non deve essere fine a sé stessa: la vera sfida è costruire uno sviluppo sostenibile, inclusivo, capace di generare valore per la società e non solo per pochi. La crescita è fondamentale per garantire benessere, occupazione, investimenti e servizi pubblici, ma deve essere guidata da una visione di lungo periodo, da una cultura della responsabilità e della partecipazione.
 
Uno dei nodi cruciali per sbloccare le potenzialità del Paese è il capitale di rischio. L'Italia, spiega Caselli, ha bisogno di più imprese che investano, innovino e si aprano ai mercati internazionali. In quest'ottica il capitale di rischio è la leva che permette di finanziare la crescita, di sostenere la ricerca, di attrarre talenti e di affrontare le sfide della transizione digitale e verde. Caselli invita a superare la diffidenza verso il rischio e a promuovere una cultura dell'investimento, in cui lo Stato svolga il ruolo di "moltiplicatore", capace di attivare risorse private e di indirizzare il risparmio verso progetti di sviluppo in una logica di lungo termine.
In questo percorso, anche le banche giocano un ruolo fondamentale. Secondo l'autore, non devono agire come meri intermediari finanziari ma come proattivi abilitatori di crescita, ponti tra risparmio e sviluppo che aiutino le imprese a crescere in dimensione e visione. In questo quadro diventano strumenti di politica economica, non in senso statalista ma come "infrastrutture del bene comune" con un ruolo etico e di responsabilità collettiva.
Anche il risparmio privato italiano – di oltre 6.000 miliardi di euro nel 2025 – rappresenta una potenzialità straordinaria. Sta a noi decidere se utilizzarla per amministrare l'esistente (e incassare i dividendi), o spostandone una parte in modo deciso verso lo sviluppo, inteso un insieme composto e alto di obiettivi che contengono il Pil, l'occupazione, il benessere, la convivenza e la tenuta sociale, il patrimonio ambientale e il capitale umano. "Non dobbiamo cadere nella trappola", ammonisce Caselli, "che qualcuno un giorno possa invece chiederci di usare un pezzo di questo risparmio per abbattere il debito".
 
Eppure, se anche l'Italia riuscisse a ingranare la marcia della crescita e tornare a correre, resterebbe troppo piccola per competere da sola sullo scenario globale. Ed è qui che entra in gioco l'Europa, a condizione che l'Unione non si fondi solo su progetti calati dall'alto ma su ragioni condivise che permettano ai singoli Paesi di superare le divisioni e le rendite di posizione. Il mercato unico finanziario (Capital Market Union) rappresenterebbe un passo decisivo per costruire un ecosistema capace di sostenere crescita, occupazione e innovazione. Non solo un progetto tecnico, quindi, ma una filosofia politica e industriale: un modo per collegare in modo efficace le risorse finanziarie agli investimenti produttivi, superando il carattere "bancocentrico" europeo e favorendo la crescita di grandi banche e imprese paneuropee.
Che si tratti di Italia o di Europa, di banche, imprese o istituzioni,  il pilastro fondamentale su cui costruire un futuro prospero sarà sempre lo stesso: il capitale umano. Caselli insiste sulla necessità di investire nella formazione, nelle competenze digitali e nella capacità di gestire l'intelligenza artificiale. La scuola e l'università devono diventare luoghi di crescita, inclusione e orientamento, capaci di preparare le nuove generazioni alle sfide della società digitale e globale. L'autore propone una riforma profonda del sistema educativo, che combini il meglio della tradizione italiana con il taglio più pragmatico delle scuole anglosassoni – puntando sullo sviluppo di competenze trasversali, lingue, economia, diritto e intelligenza artificiale – e che sappia valorizzare il merito e ridurre le disuguaglianze.
 
"Il futuro non aspetta", insomma, è un invito alla leadership e alla responsabilità individuale e collettiva. Perché il futuro si costruisce con il coraggio di scegliere, di innovare, di investire e di rischiare.
"È possibile? Ce la faremo? Queste sono le domande che mi sono posto", scrive Caselli. "La risposta è sì se prima concordiamo su alcuni valori di fondo e poi ci mettiamo al lavoro. L'ambizione, come italiano, è che il nostro paese, per una volta, possa diventare il laboratorio e l'esempio di una crescita capace di sorprendere gli altri, accompagnata non solo da un segno positivo e continuo su Pil e occupazione ma anche da un'attenzione vera, in quanto elementi essenziali di sviluppo, all'ambiente, alla valorizzazione del ruolo delle donne, ai valori sociali e al benessere, fatto di ambiente, salute ed educazione. Proviamo a essere italiani come sempre, ma in modo diverso".
 
 
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Stefano Caselli è professore ordinario di Finanza presso l'Università Bocconi, dove è Algebris Chair in Long-Term Investment and Absolute Return, e Dean di SDA Bocconi School of Management. È editorialista per L'Economia del Corriere della Sera.
 
 
DATI TECNICI:
"Il futuro non aspetta – Cambiare per (far) crescere" di Stefano Caselli
Egea, 2025  – pp. 160 – € 16,00 – Nelle librerie italiane dal 10 ottobre
 
 
 



[1] Nel luglio 2025, il debito pubblico italiano ammontava a 3.056,3 miliardi di euro.
[2] La crescita attesa del Pil italiano per il 2025 oscilla tra lo 0,5% e lo 0,6%.

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Stelline