Lunedì 17 novembre
al Nuovo Cinema Aquila di Roma (Via L'Aquila 66/74)
Confiteor
Come scoprii che non avrei fatto la rivoluzione
di Bonifacio Angius
Edoardo Pesce e Wilma Labate in sala alle 21.00 per presentare il film
Lunedì 17 novembre alle 21.00 al Cinema Aquila di Roma proiezione di Confiteor come scoprii che non avrei fatto la rivoluzione alla presenza di Edoardo Pesce e di Wilma Labate che insieme introdurranno il film. Confiteor come scoprii che non avrei fatto la rivoluzione è diretto e interpretato da Bonifacio Angius ed è in sala dal 16 ottobre distribuito da Obiettivo Cinema in collaborazione con Il Monello Film. Dopo essere stato presentato alle Notti Veneziane delle Giornate degli Autori dell'ultima Mostra del Cinema di Venezia e aver vinto il prestigioso Premio Lizzani, Confiteor è ora in tour nelle principali città italiane.
La pellicola che si avvale dell'interpretazione di Edoardo Pesce, Michele Manca, Massimiliano Nocco e della partecipazione amichevole di Geppi Cucciari è prodotta dallo stesso Bonifacio Angius per Il Monello Film con Andrea Leone e Antonella Di Martino per Mosaicon Film, Alessandro Leone e Marta Leone per la società polacca Agresywna Banda.
Quarto lungometraggio dopo Perfidia, Ovunque Proteggimi e I giganti per Bonifacio Angius regista, sceneggiatore, attore, direttore della fotografia e produttore cinematografico, Confiteor Come Scoprii Che Non Avrei Fatto La Rivoluzione, è realizzato con il contributo di Regione Autonoma della Sardegna con la Fondazione Sardegna Film Commission, Los Siglos De Los Siglos e Uci. Il film, nel racconto del regista Bonifacio Angius nasce da diverse congiunture e suggestioni, alcune molto personali, autobiografiche. È una storia di rabbia, tenerezza, ironia, cinismo, fragilità, furore, violenza, a volte inconsapevole, nascosta, velata, a volte ben consapevole, subdola, premeditata, la violenza nei gesti e nei pensieri, negli sguardi e nelle parole, motore invisibile delle azioni dei personaggi e, che ci piaccia o no, forma elementare dell'agire umano. Una commedia amara che si trasforma costantemente in dramma poi ritorna commedia e viceversa.
Il mio nome è Gianmaria, e da quando ero bambino, vivevamo tutti insieme. Tutti quanti, cugini, zii, zie, nonno e nonna. Tutti nello stesso palazzo. E facevamo tutto insieme. Facevamo anche la spesa nello stesso negozio. "Zio Gianni viveva nel garage, ed era fidanzato con una Ferrari. Al primo piano c'erano Zia Anna con Zio Nicola. Al Secondo abitava Zio Raffaele, quello cattivo, tirchio. Zio Raffaele aveva tre figli. Filippo, Luca e Silvietta. E Silvietta mi faceva battere Il cuore. Mio padre è stato in ospedale per quasi un anno ed è cambiato tutto. Non si ricorda più il mio nome. Non ricorda nemmeno come si chiama lui. Mia madre dice che forse sarebbe stato meglio che morisse. Ma poi, dopo averlo detto, si sente in colpa e si mette a piangere. Io invece non piango mai. Mamma dice che a nessuno importa più niente di papà. Che papà non è più nulla. Che tutti lo hanno abbandonato, a lui e a noi. E invece se fosse morto, si sarebbero messi tutti a piangere. Perché un morto fa piangere, un vivo no".



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Stelline