venerdì 28 aprile 2017

Officina Libraria presenta PRÊT-À-PORTER di GIOVANNI FRANGI


Officina Libraria

presenta

 

PRÊT-À-PORTER DI GIOVANNI FRANGI

 

a cura di Giovanni Agosti

 

Un cofanetto di tre volumi accompagna il lettore nel percorso della mostra di Palazzo Fabroni, dove le opere dell'artista dialogano con i principali

monumenti pistoiesi secondo uno speciale allestimento

 

 

in libreria dal 4 maggio

 

 

Le persone, i luoghi, la vita sono oggetto dell'indagine di Giovanni Frangi, artista milanese, classe 1959. Il suo lavoro parte da quel che osserva a fondo, vivendo un rapporto di ascolto attivo con l'ambiente che lo circonda. Frangi diventa così, una volta che gli esseri umani scompaiono lentamente dalla sua pittura, uno dei maggiori interpreti contemporanei degli spettacoli naturali, restituiti senza alcuna barriera, con tutti gli strumenti a disposizione. Gli ambienti che ispirano le sue opere danno luogo a progetti che nascono dall'auscultazione dei luoghi e degli spazi: ad accompagnare l'artista nell'uso di questo stetoscopio è Giovanni Agosti, milanese del 1961, professore di Storia dell'arte moderna all'Università di Milano.

 

L'artista e lo storico dell'arte svolgono le loro ricerche sul dialogo tra l'architettura, l'ambiente in cui è immersa e le opere d'arte, come accaduto alle scuderie di Villa Panza a Varese, con l'evocazione tridimensionale di un fiume di notte, o all'emiciclo di Villa Manin a Passariano, con un arsenale di apparizioni, o ancora presso il nuovo Orto bo­tanico di Padova, con un match di tele dedicate alla flora terrestre e a quella subacquea.

 

Così le opere di Frangi, con la curatela dello stesso Giovanni Agosti, sono approdate a Pistoia, al secondo piano di Palazzo Fabroni, con la mostra da poco conclusa Prêt-à-porter di Giovanni Frangi (5 febbraio – 2 aprile). Catalogo dell'esposizione è il cofanetto di tre volumi Prêt-à-porter di Giovanni Frangi, a cura di Giovanni Agosti, edito da Officina Libraria e in libreria dal 4 maggio. Corredati da 115 immagini a colori, i libri raccontano e illustrano le opere in mostra, relazionate al luogo che le ospita.

 

Palazzo Fabroni diventa dunque il punto di partenza per l'esposizione costruita su un sistema binario di rappresentazione, con le sue finestre dell'edificio affacciate su scorci diversi e opposti della città. L'ingresso principale di Palazzo Fabroni, infatti, si affaccia su via Sant'Andrea, dove si staglia la facciata romanica della chiesa omonima, con le sue strisce bicrome, nei toni del bianco e del grigio. Dopo il cortile invece, dall'altro lato, via Santa guarda oltre piazza del Carmine, verso l'ospedale del Ceppo, con il suo vivace fregio policromo in terracotta invetriata. Architetture di periodi diversi e con colori opposti, i bianchi e i grigi di Sant'Andrea e i gialli, i verdi, i blu e i rossi del Ceppo, si riflettono nell'impostazione di Prêt-à-porter: le sale di Palazzo Fabroni che si affacciano su via Sant'Andrea ospitano opere in bianco e nero, mentre quelle su via Santa opere di colori diversi.

 

La mostra non vuole essere una retrospettiva dei lavori di Frangi, ma una riflessione sulle stagioni del suo lavoro e sulle analogie, ma anche sugli scarti, tra opere eseguite a distanza di tempo. Si va infatti da dipinti su tela che risalgono al 1986, fino a opere realizzate ad hoc per Palazzo Fabroni, e che quindi per la prima volta sono esposte al pubblico. Il percorso dell'esposizione si snoda in 12 ambienti, secondo le regole della visione e il montaggio delle attrazioni: le opere sono disposte tenendo in considerazione l'alternanza degli spazi, irregolari come forma e differenti per dimensioni e temperatura espressiva.

 

Punto di partenza è un singolare cannocchiale puntato verso Sant'Andrea, volto a restituire dettagli deformati del lavoro dell'artista, offrendo quindi allo spettatore la sua particolare visione, anziché svelare particolari del celebre monumento. Seguono le incisioni al carborundum con le piante di un giardino botanico californiano, carte con sagome di isole incantate, grandi tele con le ninfee, teloni da cir­co con le stelle del cielo e tendoni da fiera bruciati dalla varechina, che danno vita a una capanna indiana secondo l'immaginario di un bambino. Al termine del percorso, nell'unica stanza con le finestre oscurate, un proiettore di diapositive: il fascio di luce porta sul muro una sola immagine transitoria, una foto, graffiata e macchiata, delle pendici alpine del San Bernardino. È il pragmatico risultato finale tra Arte e illusione e Il senso dell'ordine di Ernst Gom­brich. Ma vi ritroviamo anche echi di Pina Bausch e Mario Schifano.

 

Giovanni Agosti è professore di Storia dell'arte moderna all'Università di Milano, e curatore della grande mostra parigina su Mantegna al Louvre (oltre 300.000 visitatori) insieme a Dominique Thiébaut. Tra le sue fondamentali pubblicazioni sull'arte del Rinascimento ricordiamo Bambaia e il classicismo lombardo (Einaudi, Torino 1997) e Su Mantegna, I (Feltrinelli, Milano 2005), vincitore del premio Viareggio e oggi alla sua quarta ristampa.

 

 

PRÊT-À-PORTER DI GIOVANNI FRANGI

a cura di Giovanni Agosti

3 VOLUMI IN COFANETTO

2 volumi da 64 pp. + 1 volume da 32 pp., 23,5 x 16 cm, 115 illustrazioni a colori

24,90 €

Officina Libraria

www.officinalibraria.com

 

 


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