venerdì 4 dicembre 2020

ODISSEA di Nikos Kazantzakis


"UN INNO ALLA GRANDEZZA DELL'UOMO. ALLA FRAGILE GRANDEZZA DELL'UOMO."

in occasione dell'uscita della nuova traduzione di

Odissea

di Nikos Kazantzakis
 

Nicola Crocetti, editore e traduttore dell'opera,
dialoga con
Matteo Nucci

Letture di Tommaso Ragno
 

Giovedì 10 Dicembre, 18:30

IN UN EVENTO ESCLUSIVO ONLINE 

In collaborazione con Teatro di Roma - Teatro Nazionale


Per maggiori informazioni:
www.feltrinellieditore.it


Nikos Kazantzakis, nato a Iraklion (Creta) nel 1883, studiò Giurisprudenza e Filosofia ad Atene. Nel 1907 si trasferì a Parigi, dove seguì le lezioni di Henri Bergson e conobbe la filosofia di Nietzsche, da cui fu molto influenzato. Dalla fine della Prima guerra mondiale viaggiò incessantemente in tutto il mondo. La sua opera è sterminata: compilò dizionari ed en-ciclopedie, scrisse libri per ragazzi e di viaggio, ro-manzi, tragedie, biografie, opere teatrali e filosofiche, una storia della letteratura russa. Tradusse in neogre-co Platone, i poemi omerici, la Commedia di Dante, opere di Machiavelli, Goethe, Nietzsche, Darwin, Bergson, Büchner, Eckermann, Maeterlinck, e i mag-giori poeti spagnoli dei primi decenni del Novecento. Dopo la Seconda guerra mondiale, divenne il leader di un piccolo partito della sinistra non comunista e per pochi mesi entrò nel governo greco come mini-stro senza portafoglio. Deluso dalla situazione poli-tica del suo Paese, nel 1946 lasciò definitivamente la Grecia e si stabilì ad Antibes. Nel 1953 fu scomuni-cato dalla Chiesa ortodossa per il romanzo L'ultima tentazione. Nel 1957 perse per un voto il Premio No-bel, assegnato ad Albert Camus, che gli scrisse: «Voi l'avreste meritato cento volte di più». Lo stesso anno, pur malato di leucemia, fece un viaggio in Cina e in Giappone. Al ritorno, contrasse una grave infezione e fu ricoverato a Friburgo, in Bresgovia, dove morì il 26 ottobre 1957. La Chiesa ortodossa gli rifiutò la se-poltura in un cimitero, ed è inumato sulle mura della fortezza Martinengo, a Iraklion. Su una tomba spo-glia l'epitaffio da lui dettato: "Non spero niente. Non temo niente. Sono libero".

L'Odissea di Nikos Kazantzakis, "il più lungo epos della razza bianca", come lo definì il suo autore, è la prosecuzione fantastica dell'omonimo poema ome-rico. Fu portato a termine dopo 13 anni e mezzo di lavoro (dal 1925 al 1938) e sette stesure autografe. Nella versione definitiva si compone di 33.333 versi (la penultima redazione contava 42.500 versi) suddi-visi in 24 canti, lo stesso numero delle lettere greche e dei canti dei poemi omerici. In quest'opera dall'e-stensione fluviale – tre volte l'Odissea di Omero – Kazantzakis riversò tutte le sue esperienze intellet-tuali e spirituali, sviluppando una dottrina ascetica sincretistica, basata sui principi di diverse religioni e di grandi, utopistici ideali politici. La narrazione del-le straordinarie avventure di Ulisse dopo il ritorno a Itaca celebra soprattutto la mente libera dell'uomo. Quello di Kazantzakis è anche un avatar dell'Ulisse dantesco assetato di conoscenza, oltre che un alter ego del poeta stesso, alla disperata ricerca di una nuo-va visione di Dio e della salvezza del mondo. Poema di grande complessità, l'Odissea è anche un'arca di Noè linguistica, in cui Kazantzakis ha imbarcato e salvato dall'estinzione migliaia di termini popolari raccolti dalla bocca di pastori, contadini, pescatori e abitanti spesso analfabeti di isole e villaggi dell'E-geo. Un patrimonio linguistico prezioso destinato a scomparire, ma che Kazantzakis ha salvato traman-dandolo ai posteri.Tradotto in inglese, francese, tedesco, spagnolo e svedese, questo capolavoro è ora disponibile anche in italiano.


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Stelline