ALL'ISTITUTO SERAFICO DI ASSISI IL PREMIO INTERNAZIONALE "FRANCESCO D'ASSISI E CARLO ACUTIS, PER UNA ECONOMIA DELLA FRATERNITÀ" INDETTO DAL SANTUARIO DELLA SPOGLIAZIONE
Si svolgerà sabato 15 maggio ad Assisi la cerimonia di consegna del premio istituto dal Santuario della Spogliazione per celebrare i processi economici fraterni che nascono dal basso. La presidente dell'Istituto Serafico di Assisi, Francesca Di Maolo, che ritirerà il riconoscimento, sottolinea: "Vengono premiate tutte le persone che negli anni si sono prese cura della vita più fragile e indifesa. Vogliamo dedicare il riconoscimento alle famiglie dei nostri ragazzi".
Sarà l'Istituto Serafico di Assisi a ricevere il premio internazionale "Francesco d'Assisi e Carlo Acutis, per un'economia della Fraternità". Il riconoscimento verrà consegnato durante la cerimonia prevista per sabato 15 maggio alle ore 17.30 al Santuario della Spogliazione di Assisi (diretta su Maria Vision canale 602, sui canali social della Diocesi e del Santuario della Spogliazione, sui siti www.diocesiassisi.it e www.assisisantuariodellaspogliazione.it). Dopo la relazione del vescovo della Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, le conclusioni online saranno affidate al ministro per le Disabilità, Erika Stefani. Il premio vuole incoraggiare quelle realtà che si muovono all'interno della cultura del dono responsabilizzante e generativo e mira a individuare e promuovere quelle esperienze di auto-riscatto economico e sociale che possono fare scuola e diventare vie dello sviluppo di una società più fraterna. L'Istituto Serafico, di cui quest'anno ricorrono i 150 anni dalla fondazione, come ricordano dalla Diocesi costituisce una grande realtà a servizio di persone, soprattutto bambini e ragazzi, con gravi e plurime disabilità, nei confronti dei quali la società e l'economia del profitto non sempre esprimono la dovuta attenzione.
A essere premiato è il modello dell'Istituto Serafico, come spiega la presidente, Francesca Di Maolo: "Questo premio è un motivo di grande gioia per tutti noi. È un riconoscimento importante non solo della nostra realtà, del nostro modello di cura e del nostro modello aziendale, ma è un riconoscimento alle persone che negli anni si sono presi cura della vita più fragile e indifesa. Persone straordinarie che ci ricordano che il lavoro è vocazione. Riceviamo questo premio dopo l'inverno della pandemia: il periodo più triste e doloroso della nostra storia. Niente sarebbe stato possibile senza il coraggio, la dedizione e la professionalità dei nostri operatori. Anche in questi momenti di estrema difficoltà hanno dimostrato che lavorare al Serafico è, prima di tutto, una scelta di vita, una scelta di amore. Al Serafico si lavora non per "qualcosa", ma per "qualcuno". Questo premio è un riconoscimento al lavoro di cura al quale si deve guardare anche come una leva importante della nostra economia, perché non ci sarà possibilità di sviluppo senza la cura delle persone più fragili. Un atto generativo per tutta la società: in termini di autonomie raggiunte, partecipazione alla vita pubblica, democrazia, giustizia sostanziale e occupazione".
Il riconoscimento arriva in concomitanza con le celebrazioni per i 150 anni di fondazione dell'Istituto. "Nel nostro lungo cammino – riprende la presidente Di Maolo - ciò che ci ha portato alla soglia dei 150 anni è stata l'attenzione ai bisogni concreti delle persone con disabilità e la risposta alle nuove urgenze che intercettiamo stando accanto alle famiglie. Ci rendiamo conto che il nostro compito non può limitarsi a erogare servizi che già trovano risposta nel sistema socio-sanitario. Il Serafico da sempre è un grande innovatore nel campo della riabilitazione e dell'educazione dei bambini e ragazzi in età evolutiva. Per ognuno tracciamo un percorso individuale che non è incentrato solo sul limite, ma sulle risorse della persona. Per questo motivo in questi ultimi anni oltre a introdurre l'innovazione tecnologica nei percorsi riabilitativi abbiamo attivato molti laboratori di tipo educativo per accompagnare i ragazzi ad esprimere i loro talenti e a sviluppare le loro capacità. Prenderci cura dei ragazzi per noi è molto di più che curarli o assisterli e va oltre l'atto puramente sanitario, perché la persona è relazione. Prendersi cura significa essere con l'altro, accompagnare i ragazzi a vivere una vita piena".
Una missione ambiziosa che richiede un modello organizzativo e gestionale molto complesso. "Innanzitutto ci pone il problema delle risorse – sottolinea la presidente Di Maolo - Con le sole risorse pubbliche non è possibile sostenere il modello Serafico. Il Sistema Sanitario, in cui il Serafico è inserito come ente convenzionato, standardizza bisogni e prestazioni. C'è un'evidente asimmetria che separa i bisogni, che sono eterogenei, e i servizi che sono omogenei. Il Serafico cerca di superare questa asimmetria coltivando una solidarietà comunitaria, che mette in interazione l'ente pubblico, l'impresa e la sfera dei cittadini privati anche con le loro organizzazioni. Sono tante le persone che nel nostro Paese sostengono i ragazzi del Serafico e questo premio è anche un riconoscimento alla comunità che abbraccia quest'Opera. Un'Opera che nasce e cammina animata da un movente ideale e che non può limitarsi a fare le cose bene e giuste. I criteri dell'efficienza, dell'efficacia e della trasparenza non bastano. Prendersi cura dei nostri ragazzi non è possibile senza prendersi cura delle persone che lavorano per loro".
Per questo sono stati affrontati anche cambiamenti nell'organizzazione e nella gestione del personale. "Da un lato – spiega la presidente - la formazione e la valorizzazione di ciascun ruolo perché ogni professione è necessaria per realizzare la nostra missione. Dall'altro è stato determinante considerare i singoli rapporti di lavoro come delle relazioni in cui conoscere non solo gli interessi professionali, ma anche quelli extralavorativi, i bisogni di natura economica, motivazionale, familiare e spirituale. In questa direzione sono nati tanti interventi non solo di tipo economico - fondo di solidarietà per bisogni straordinari dei dipendenti, buoni spesa annuali per sostenere l'economia familiare - ma anche campus estivi per i loro figli".
E poi ci sono le famiglie dei ragazzi. "Questo premio – conclude la presidente Di Maolo - lo vogliamo dedicare a loro, che ci hanno insegnato a non arrenderci mai ed è per noi un impegno a continuare a custodire la vita dei loro figli, a essere il prolungamento dei loro abbracci e la loro voce per i diritti dei più fragili".
Il premio si inserisce nell'ambito delle iniziative volute per celebrare l'economia della fraternità di San Francesco. "Il Serafico – ha dichiarato monsignor Domenico Sorrentino, vescovo della Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino - è un luogo dove l'amore si respira concretamente e le tecnologie più avanzate sono messe a servizio dei più svantaggiati. Non c'è dubbio che, dalle sue origini e nel suo sviluppo, abbia operato nella logica dell'economia della fraternità". Sabato 15 maggio la consegna del premio sarà preceduta da una riflessione online che inizierà alle ore 16 sul tema "Un'economia della fraternità nel post pandemia". L'evento, aperto dal sindaco di Assisi, Stefania Proietti, vedrà la partecipazione della presidente del Serafico, Francesca Di Maolo, di Simona Sala, direttrice Rai radio 1 e Grr, dell'imprenditore Brunello Cucinelli e di suor Alessandra Smerilli, economista e sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale per il settore fede e sviluppo.
Il Serafico, fondato nel 1871, è un modello di eccellenza italiana ed internazionale nella riabilitazione, nella ricerca e nell'innovazione medico scientifica per i ragazzi con disabilità plurime. Convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale per trattamenti riabilitativi residenziali, semiresidenziali ed ambulatoriali, il Serafico accoglie e cura ogni giorno 165 pazienti, provenienti da 15 regioni d'Italia, per un totale di 13.219 trattamenti riabilitativi e 24.236 trattamenti educativi-occupazionali all'anno (dati 2019): di questi 10.820 nei laboratori, 12.012 nelle residenze e 1404 per i semiresidenziali. In una superficie complessiva di circa 10.000 mq, posta su di un'area di 40.000 mq, sono stati curati 103 pazienti residenti e 62 semiresidenti; sono state effettuate 142 visite specialistiche per 43 persone. I Servizi per i DSA hanno accolto 40 persone in valutazione e 25 in trattamento, erogando 280 trattamenti riabilitativi e 441 educativi. I pasti erogati sono stati 60.510 e i Kg di biancheria lavati 115.000. Le persone al servizio degli utenti sono oltre 200 di cui 178 dipendenti, supportati da 6.336 ore di volontariato prestate da 36 volontari, tutti con motivazione, capacità e competenze, ma anche con un "capitale di umanità" in grado di entrare in sintonia con i pazienti. Per informazioni: www.serafico.org
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Stelline