RE-LIFE, dall'esperienza di Studio Chiesa, un'eccellenza milanese dell'Arte, la chiave per riportare in vita mostre ormai concluse.
RE - LIFE è una innovativa chiave di fruizione dell'arte grazie al digitale, creata da Studio Chiesa, un pool di ingegneri, architetti ed esperti d'arte di Milano che riportano in vita, con accuratezza, grazie al digitale, collezioni di cultura d'impresa e mostre d'arte temporanee. Grazie a questo concept da pochi giorni è online il primo progetto-pilota: la mostra "STEELLIFE Digital Re-life Experience". Un progetto pilota "phygital" che ha aperto la strada a possibilità finora impensabili per le mostre e gli allestimenti artistici temporanei.
Infatti, la mostra "Steellife" promossa nel 2009 dal Gruppo Marcegaglia per celebrare i suoi 50 anni di attività, e realizzata all'epoca- sempre da Studio Chiesa - in Triennale Milano, ha rappresentato la prima mostra internazionale sull'acciaio in cui sono stati coinvolti 8 artisti internazionali.
Quella mostra oggi, grazie al progetto RE-LIVE di Studio Chiesa, torna fruibile grazie alla realtà virtuale attraverso la quale è stata completamente ricostruita; ad essa sono stati aggiunti contributi foto e video immortalati allora, rendendo completa la fruizione. E riportando in vita in maniera sostenibile e user friendly, un allestimento che altrimenti le generazioni di oggi non avrebbero mai conosciuto e mai sperimentato. Un progetto digitale pilota in grado di far rivivere grandi appuntamenti d'arte ormai conclusi da tempo che, invece, avrebbero ancora ragione di essere visti e apprezzati dalle persone, senza limiti di tempo e spazio, grazie alla trasformazione in un tour virtuale.
E un progetto che - contemporaneamente - porta a ripensare la "registrazione" delle mostre attualmente allestite in modo che vengano immortalate con foto e video utili alla trasformazione successiva in tour virtuali compositi, aperti alla fruizione delle generazioni future. Un modo di rendere così l'Arte "eterna"
Pozzetti, la curatrice: "Proponiamo una nuova narrativa per i progetti culturali
"Digital Re-life Experience non nasce da una mera volontà mnemonica o archivistica di ciò che è stato, ma scaturisce piuttosto dall'esigenza di rigenerare l'incanto dello sguardo mediante un'esperienza similare, certamente affine, ma nuova e totalmente rinnovata e potenziata grazie agli strumenti di approfondimento e di scoperta digitali – afferma la curatrice Elisabetta Pozzetti - questa modalità si addice a ri-animare i progetti culturali conclusi e dare a essi nuova linfa per essere fruiti in un tempo potenzialmente infinito, ma diviene pure una strategia allestitiva e narrativa per creare quelle mostre che nella realtà non hanno potuto vivere o quegli archivi o collezioni che non possono essere manifesti al grande pubblico. Si tratta dunque di una straordinaria opportunità narrativa ed espositiva".
Studio Chiesa. Un modo sostenibile per fare cultura di impresa
"Il nuovo progetto Steellife non è solo una riedizione di una mostra del recente passato – afferma Enrico Chiesa, founder dell'agenzia Studio Chiesa – ma una proposta ricca di valori che possono ampliare la visione contemporanea di un'azienda, un elemento di novità e di commitment, un approccio sostenibile, un'esperienza "phygital" per dare valore alla cultura d'impresa di Marcegaglia, rafforzandone la visione e l'identità".
"Steellife rappresenta al meglio anche il nostro rapporto con l'arte – aggiunge Rossella Roncaia, co-founder di Studio Chiesa – come stimolo ineguagliabile di ricerca creativa per il team della nostra agenzia e fonte di ispirazione e confronto per i progetti di più alto profilo".
Gli artisti e le opere
Nel virtual tour Steellife Digital Re-life Experience si incontrano le opere degli otto artisti coinvolti nel progetto che hanno interpretato con originalità e spregiudicatezza le molteplici valenze estetiche dell'acciaio, materiale di difficile manipolazione ma di grandi potenzialità espressive.
Magdalena Fernandez Arriaga (Caracas, 1964). Le opere dell'artista venezuelana si caratterizzano per la leggiadria formale capace di restituire levitas a un materiale solitamente metafora di solidità, robustezza, tenacia strutturale. Le sue installazioni vibrano al mutare atmosferico di luce e spazio, individuando nell'interazione con lo spettatore un mezzo ulteriore del divenire fenomenico.
Julia Bornefeld (Kiel, 1963). L'artista "agisce" nello spazio attraverso delle opere dinamiche, capaci di coinvolgere tre dei cinque sensi: la vista, il tatto e l'udito. Ogni installazione diviene luogo di transito e di riflessione, una profonda valenza semantica, che potrebbe sfociare nella polemica se non fosse sorretta da un'irriducibile componente immaginifica.
Tetsuya Nakamura (Chiba, 1968). L'artista giapponese attinge dal mondo dei cartoons e crea macchine futuribili, navicelle spaziali, che saettano nell'infinito, con le quali traghettare i nostri migliori sogni, vestite di smalti psichedelici e connotate da una plasticità fanta-scientifica.
Luc Mattenberger (Ginevra, 1980). L'artista svizzero crea macchine rabbiose, luciferine e provocatorie. Realmente funzionanti, attraverso la cinetica, il rumore e l'odore, affermano perentoriamente e in maniera un po' impertinente la loro "vitalità robotica".
Adeela Suleman (Karachi, 1970). Dal Pakistan la visionaria artista concilia l'estetica del riciclo ora all'invenzione di forme ambigue, scarnificate ora alla traduzione fantastica della cultura d'origine, creando dei copricapi policromi, poliformi devoti alla tradizione orientale e alla genialità creativa dell'artista.
Francesco Bocchini (Cesena, 1969). L'artista italiano lavora sapientemente la lamiera recuperata, riconoscendole una nuova vita attraverso la costruzione di funambolici macchinari a manovella e generando un mondo di stravaganti soggetti, attinti da un bacino fantastico alimentato da una sensibilità ludica, ironica e profondamente poetica.
Subodh Gupta (Khagaul, 1964). L'artista indiano "contamina" gli spazi attraverso maestose installazioni, dall'impatto imponente si costituiscono in realtà di oggetti di uso comune che, decontestualizzati, acquisiscono un'autorità e un'immanenza scultorea.
Zhang Huan (An Yang City, 1965). Dalla Cina Huan concentra sul corpo le proprie attenzioni facendo di esso il luogo della soggettività e il tempio della spiritualità. Per Steellife realizza un'opera inedita nella quale la rievocazione diviene strumento per una nuova profonda riflessione non solo sul mondo orientale, ma sul mondo intero.
Per visitare la mostra Steellife Digital Re-life Experience click a questo link https://studiochiesa.it/steellife4k/
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Stelline