Autore: Gianluca Battistel
Titolo: Una settimana di luglio
Brossura con alette, 13,5 × 21 cm, 200 pagine
Euro 18,00
ISBN 978-88-7223-445-7
In vendita in libreria e sulle principali piattaforme online
Un romanzo documentario, a 30 anni dal genocidio di Srebrenica
"Nella sua esperienza, musulmani, serbi e croati erano sempre vissuti gli uni accanto agli altri, nelle città, nei paesi, in molti casi perfino nelle famiglie, per giunta parlando la stessa lingua. E questo era un fatto innegabile, pura pratica quotidiana, non un concetto ideologico né un'astrazione filosofica.
[…]
E allora? Perché di colpo ogni popolo aveva bisogno del suo staterello? E cosa pensavano di fare? Volevano radere al suolo ogni quartiere e ogni villaggio dove c'era qualcuno che non professava la loro stessa religione o portava semplicemente un nome di battesimo diverso? Da qualunque parte la guardasse, le sembrava una solenne follia, e più la guerra prendeva possesso di tutto, trasformando la cittadina che amava fino a rendergliela irriconoscibile, più la sua rabbia cresceva. Stupidi uomini, stupidi maschi. Maschi, certo, perché nonostante ci fosse anche qualche donna tra i discepoli del verbo nazionalista, era un dato oggettivo che quello sciovinismo ottuso, violento e sanguinario fosse tipicamente e intrinsecamente maschile."
Questo brano è tratto dalla pagina 39 del romanzo Una settimana di luglio, di Gianluca Battistel, in libreria dal 4 giugno 2025, edito da Alphabeta Verlag.
Il brano racchiude i pensieri della giovane Melisa, infermiera nell'ospedale di Srebrenica, città della Bosnia orientale che nei primi anni novanta, con lo scoppio del conflitto nei Balcani, diventa un'enclave musulmana e teatro di un feroce assedio da parte delle forze militari serbo-bosniache. Un assedio che dura tre lunghissimi anni e in un'afosa settimana di luglio del 1995 sfocia in un vero e proprio massacro di massa, le cui vittime civili cercano inutilmente protezione presso i Caschi Blu o disperatamente la salvezza attraverso una sfiancante fuga per i boschi. Quello che solo nel 2007 sarà ufficialmente riconosciuto come genocidio dalla Corte Internazionale di Giustizia, accade infatti senza che le forze militari dell'ONU dispiegate sul territorio muovano un dito.
Melisa è uno dei tre personaggi principali del romanzo di Battistel. Insieme a lei: l'insegnante e padre di famiglia Elmin e il giovane Ahmed, ex calciatore che si arruola nella Difesa territoriale, "più per mancanza di alternative che per vera vocazione". Le loro vite vengono travolte dal collasso della Jugoslavia, finendo per intrecciarsi nell'enclave musulmana di Srebrenica e seguire il corso inesorabile degli eventi fino al massacro finale. Il lettore si trova immerso nella storia di quei luoghi, di quegli anni e di quegli ultimi giorni attraverso gli occhi dei tre protagonisti, che sono elementi di un personaggio corale, ovvero le migliaia di musulmani che hanno trovato a Srebrenica – successivamente dichiarata dall'ONU zona protetta – riparo dalla pulizia etnica perpetrata dai paramilitari serbi, a loro volta sostenuti dall'Esercito della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina e dal generale nonché criminale di guerra Ratko Mladi
.
Sullo sfondo della storia reale – ricostruita dall'autore con numerosi viaggi, ricerche e interviste – si innestano personaggi di fantasia, e tuttavia oltremodo realistici, costruiti sulle drammatiche testimonianze dei sopravvissuti. Il lettore è portato nella viva realtà dei fatti attraverso una narrazione essenziale, nitida, a tratti cruda, quasi da cronista di guerra. Ne scaturisce un autentico romanzo documentario, che in un ritmo via via più incalzante trascina lo stesso lettore nella spirale di orrore e violenza in cui si trovano avvolti i protagonisti e i loro compagni di sventura – mogli, figlie, amici.
Nelle vicende narrate emergono i lati oscuri e per certi versi inspiegabili dell'essere umano, che non solo conducono a commettere atrocità verso il prossimo – e a giustificarle con motivazioni religiose, etniche, territoriali – ma spesso assottigliano la distinzione tra vittima e carnefice.
Il romanzo esce a trent'anni esatti di distanza dai fatti, la cui cornice risulta ancora straordinariamente attuale nel delineare le ambiguità, le contraddizioni e la ferocia che si nascondono sotto il guscio delle società civili. Perché nella sua terribile scansione, la tragica parabola di Srebrenica assume – come dimostrano gli attuali conflitti armati e i genocidi in corso – connotati archetipici, universali.
L'autore
Gianluca Battistel (Bolzano, 1971), laureato in Filosofia all'Università statale di Milano e con un dottorato di ricerca presso la Leopold-Franzens-Universität di Innsbruck, è stato editorialista per il portale d'informazione "Salto" ed è attualmente redattore della rivista "z. B." Ha alle spalle una nutrita serie di pubblicazioni di saggistica filosofica, poesia (per le quali è stato più volte finalista al concorso internazionale "Jacques Prévert") e narrativa. Tra queste ultime: Abissi paralleli (Ensemble, 2020) e L'inconfessabile (Sovera, 2016)
Il commento dell'autore
"Ho visitato Srebrenica per la prima volta nel settembre del 2017, nell'ambito di un viaggio studio. Da subito l'impatto con quei luoghi e con la storia della guerra degli anni novanta è stato potentissimo e per certi versi anche destabilizzante. Fin dal primo viaggio è sorta in me l'urgenza di raccontare quella storia, in particolare gli eventi del luglio 1995.
Negli anni – sono tornato a Srebrenica altre sei volte - questa urgenza è cresciuta e credo abbiano influito soprattutto tre fattori: l'incontro con diversi testimoni diretti di ciò che è accaduto in quei luoghi, l'averli conosciuti di persona, mi ha reso in qualche modo partecipe delle loro storie personali e famigliari, accendendo e alimentando il mio bisogno di raccontare. Inoltre, gli eventi del luglio 1995 sono fuori scala perfino all'interno della dinamica della guerra bosniaca, che pure è stata una sequenza devastante di atrocità: è stato il primo genocidio in Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Infine, la caduta di Srebrenica l'11 luglio 1995 e la "settimana di luglio" che ne segue, avvengono letteralmente sotto il naso della comunità internazionale – i Caschi Blu erano lì da più di due anni. La separazione degli uomini (ovvero maschi di età superiore a dodici anni) dalle donne ordinata dal generale Ratko Mladić, per poi massacrare i primi senza pietà, avvenne esattamente davanti alla base di Potočari, con i militari olandesi a fare da spettatori.
Tutto questo ha suscitato in me un tale carico di indignazione, risentimento, rabbia e dolore da spingermi a scrivere. Anche se provo tuttora una sorta di inadeguatezza, perché io non ho mai vissuto una guerra, non ho mai perso un famigliare per un atto violento, non sono mai stato costretto a lasciare la mia casa e la mia terra. La mia voce non sarà mai paragonabile a quella di chi c'era ed è sopravvissuto."
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Stelline