martedì 30 aprile 2019

K'IN:232 presentano C'ERA UNA VOLTA, primo video tratto dall'album QUETZAL


 

K'IN:232

Presentano

C'ERA UNA VOLTA

Tratto dall'album

QUETZAL

 

 

GUARDA IL VIDEO

https://www.youtube.com/watch?v=JGHojk2btpM&feature=youtu.be  

il brano e il video – intro

Aderente ai temi dell'album, il video di "C'era una volta" è stato girato dentro l'area dell'ex Ceramica Vaccari sita nel comune di Santo Stefano Magra (SP), luogo dal suggestivo interesse storico e sociale, in cui tutt'oggi si respira una nostalgica atmosfera del lavoro di un tempo passato.

Risalente alla fine del'800 sino agli anni '60, "La Vaccari" è stata un riferimento Europeo nel settore della produzione delle ceramiche industriali. Fucina dell'arte futurista , al suo apice vi lavorarono 1.500 maestranze provenienti da tutta la Val di Magra e dalla Lunigiana.

Attraverso la narrazione musicale, con questo video intendiamo criticare le deformazioni di una struttura socio/economica nichilista, sostenendo concetti di etica umanistica e ambientali con una nota di speranza."…Rinascerà, la primavera non si può fermare".

 

Credits:

Ringraziamo il  comune di Santo Stefano di Magra, il Museo Atofilotranviari e l'associazione AssoFitram, per averci dato l'opportunità di accedere al sito della ex Ceramica Vaccari di Ponzano Magra e al museo citato.

 

Voce: Sara Milazzo

Chitarre basso e cori: Massimo Parducci

Batterie, tastiere e basso: Luca Bresciani

Arrangiamenti: Massimo Parducci e Luca Bresciani

Mixato e registrato da: Luca Bresciani presso Louis Studio

Testo di: Massimo Parducci

Riprese e video editing: Fabrizio Parducci

Riprese aeree: Fabrizio Pacini

 

breve intro al progetto

Partiamo da K'IN:232… Nome bizzarro, strano, che non passa inosservato. Nome che nasce da una ricerca introspettiva condivisa dai tre fondatori iniziali (Massimo Parducci, Luca Bresciani e Sara Milazzo). Si tratta, in estrema sintesi, di presupposti concettuali e filosofici riconducibili ad antiche culture del centro America: quelle dei Maya e quella dei Toltechi. Il titolo dell'album, Quetzal, nasce con precisi riferimenti all'omonimo uccello che vive nelle alture dell'America centrale. Molte popolazioni del centro America, attribuiscono a questo uccello il nome di "uccello simbolo della Libertà".

Il quetzal preferisce infatti lasciarsi morire di fame piuttosto che trovarsi in condizione di prigioniero.  Le canzoni dell'album richiamano spesso il valore della libertà, valore che non viene più amato dai molti "pavidi e languidi" del mondo moderno. Nonostante questi continui rimandi alla cultura sudamericana la band suon aun genere musicale che è riconducibile tendenzialmente alla tradizione italiana del Pop Rock e del Rock anni 80.

 

il testo

C'era una volta un vecchio mare, in cui lasciarsi dondolare.

Poi l'han voluto maltrattare, ora è inquinato da morire.

C'era una volta il temporale, io mi godevo il suo rumore.

Ora c'è spesso un'esplosione, una bomba d'acqua e di veleno.

E ora non c'è più, quel fiore che, sapeva sempre profumare.

E non c'è più, quel ghiaccio la, si è sciolta tutta la sua verità.

C'era una volta un'orso in mare, nuotava senza destinazione.

Quado passò di li una nave, l'orso decise di annegare.

C'era una volta quel signore, che predicava belle cose.

Né è nato invece un mondo di male, che è ancora in mano a quel signore.

Ma io non ci sto e non ci gioco più, dentro al castello dell'orrore.

Ma io non ci sto e non ci gioco più, dentro al castello dell'orrore.

C'era una volta ed oggi è uguale, un mondo in poter cantare.

C'era una volta ed oggi ed oggi è uguale, un sogno in cui voler sognare.

Eri andata via, ma sei già qua, speranza che l'inganno voleva far morire.

Un bambino che è senza età, rinascerà la primavera non si può fermare.

 

 

 

0 commenti:

Posta un commento

Stelline