mercoledì 8 marzo 2023

Il Margine: Manifesto della classe dei servi - contro la fine del lavoro


Simone Cerlini

Prefazione di Maurizio Del Conte

 

MANIFESTO DELLA CLASSE DEI SERVI

Contro la fine del lavoro

 

L'idea che le persone si allontanino dal mercato del lavoro per liberare tempo all'ozio creativo può venire in mente solo a chi può vivere il lavoro come gioco e non come condizione essenziale.

 

Perché leggiamo sempre più saggi e articoli tesi a convincerci che non ci può essere soddisfazione in ciò che facciamo? Great resignation, quiet quitting: perché dobbiamo credere alla retorica delle dimissioni volontarie che piace così tanto ai media?

 

A fronte dell'evoluzione del mondo del lavoro cui abbiamo assistito e stiamo assistendo nel corso degli ultimi anni, a fronte di una trasformazione radicale dei modelli organizzativi dell'impresa, si sente oggi il bisogno di una nuova definizione del concetto di «lavoro».

 

E proprio a questa urgenza cerca di trovare risposta Simone Cerlini nel suo Manifesto della classe dei servi (Il Margine), segnalando l'emergere di un fatto nuovo e potenzialmente dirompente sul piano sociale: la reazione pro-lavoro da parte delle classi «dei servi», rispetto all'atteggiamento ostile al lavoro espresso invece dalla classe «dei signori», coloro cioè che detengono capitale economico, culturale e relazionale per privilegio di nascita, e che tuttavia sembrano mostrare sempre maggiori ed evidenti segni di declino, ritrovandosi a fare i conti con la progressiva erosione del proprio prestigio sociale e delle proprie disponibilità economiche.

 

Se da un lato infatti alcuni, primi fra tutti i benestanti intellettuali, muovendo dal presunto assunto dell'intrinseca penosità del lavoro, ne propugnano la marginalizzazione, se non addirittura il superamento, in favore del «tempo libero» - unica dimensione di vita nella quale si potrebbero esprimere appieno gli umani desideri e coltivare le più nobili aspirazioni - dall'altro lato, coloro che invece non godono di rendite, chi vive del proprio stipendio, non chiede la fine del lavoro ma anzi lo difende, perché, specie in un contesto in cui del lavoro non conta più solo l'aspetto economico, ma la possibilità di incidere sulle scelte e di partecipare, stabilendo un rapporto di reciproca fiducia, la classe dei «servi» sa che lavorare è il modo migliore per vivere in una società democratica e solidale.

 

In questa prospettiva, il lavoro non è più dunque una dimensione separata dalla vita: ne è parte integrante (una gran parte) e in esso si va cercando la relazione, l'esperienza di essere non individui isolati, ma protagonisti di una comunità in grado di incidere sullo sviluppo della società nel suo complesso.

 

 

Simone Cerlini (1972) ha contribuito come policy advisor alla concezione, nascita, consolidamento o sviluppo delle iniziative più significative nell'ambito delle politiche attive del lavoro e della formazione degli ultimi vent'anni. Oggi è Capo Divisione Lavoro di Afol Metropolitana, la più importante rete italiana di servizi pubblici del lavoro, che gestisce i Centri per l'Impiego di Città Metropolitana di Milano. Ogni tanto scrive romanzi e racconti.

 

Maurizio Del Conte Professore ordinario di Diritto del lavoro, Università Bocconi di Milano.

 

Collana: Annurca

Pagine: 200

Prezzo: 13,50€

Libreria: 17 marzo 2023

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